IL MESSIA TRA MEMORIA E ATTESA
Scuola Grande di San Giovanni Evangelista
San Polo 2454, Venezia, 4-6 luglio
2003
Convegno straordinario organizzato da BIBLIA,
Associazione laica di cultura biblica, in collaborazione
con la University of Michigan e con la Scuola Biblica
Diocesana di Venezia.
Patrocinio e sostegno della Regione Veneto, della
Provincia
e del Comune di Venezia. Si ringraziano la Fondazione
CaRiVe,
la Scuola Grande di San Giovanni Evangelista, l’Azienda
del Consorzio
Trasporti Veneziano (ACTV) e la Procuratoria di
San Marco
PRESENTAZIONE
Il convegno si svolge in collaborazione con la University
of Michigan che ogni due anni organizza un seminario di specialisti a livello
mondiale del giudaismo del secondo Tempio e delle origini cristiane («i
seminari enochici»). È l’occasione per comunicare gli esiti più aggiornati
della ricerca nel settore.
La sessione finale del seminario coincide
con la seduta inaugurale del convegno sul Messia. L’incontro tra specialisti
si apre a un confronto con il pubblico: un’integrazione sia fra il mondo
della ricerca e l’impegno culturalmente aperto che caratterizza Biblia e
lo spirito della straordinaria città che ci ospita, sia con la componente
cattolica della città, rappresentata dalla Scuola Biblica Diocesana di Venezia.
Dal punto di vista della ricerca storica, il messianismo
nel primo secolo E.V. era in Israele un messaggio controverso, da molti
condiviso con fremente attesa, da molti apertamente rigettato. Definizioni
del messia come «figlio dell’uomo» o «figlio di Davide» o «figlio di Levi»
si scontrano e si oppongono in una competizione teologica di cui il cristianesimo
delle origini sarà parte integrante con la sua particolare lettura del
Messia Gesù.
La storia
del messianismo non si esaurisce col primo secolo. Da allora in poi essa
viene elaborata nei due «sistemi religiosi», giudaismo e cristianesimo,
nel primo caso come attesa del Messia ancora da venire, e nel secondo come
memoria del Messia già venuto e nell’attesa della sua seconda venuta.Fermenti
messianico-millenaristici legati al ritorno di Gesù percorrono la storia
cristiana intrecciandosi con la politica e giungendo fino a oggi.
A partire dall’età moderna nell’ebraismo la figura
del Messia e l’attesa dello shalom messianico s’intrecciano con
la tradizione mistica e si confrontano con i problemi del mondo attuale.
Alla fine di tutto questo percorso sorge un interrogativo: cosa resta oggi
della speranza messianica?
PROGRAMMA
Venerdì 4 luglio 2003
15,00 - Visita guidata alla Scuola Grande di San Giovanni
Evangelista.
16,00 - 19,00 - Saluto delle autorità.
I rotoli del Mar Morto: nuove luci sul giudaismo
e sul primo cristianesimo.
Conclusione dell’«Enoch seminar», interventi di:
GABRIELE BOCCACCINI (University of Michigan), CORRADO MARTONE (Università
di Torino) e FLORENTINO GARCÍA MARTÍNEZ (Gröningen Institut) , con contributi
di JAMES VANDERKAM (University of Notre Dame) e LAWRENCE SCHIFFMAN (New
York University). Con il patrocinio delle Università di Venezia e di Padova.
Presiede PIERO CAPELLI, Università Ca’ Foscari di Venezia.
21,30 Appuntamento davanti alla Basilica di San
Marco per una visita guidata ai famosi mosaici.
Sabato 5 luglio 2003
09,00- Introduzione ai lavori: GABRIELE BOCCACCINI.
09,30 - Il Messia figlio di Davide nelle tradizioni giudaiche
del Secondo Tempio, JOHN COLLINS, Yale
University.
10,15 - Il Messia figlio dell’Uomo nelle tradizioni giudaiche
del Secondo Tempio, PAOLO SACCHI, Università di Torino.
11,30 - Il Cristo figlio dell’Uomo nella tradizione sinottica, JAMES CHARLESWORTH, Princeton Theological Seminary.- (Vedi
parte della
Relazione svolta dal medesimo e resa
disponibile con il Notiziario n.1 del Gennaio 2005, in anticipo rispetto
alla pubblicazione degli Atti del Convegno, in considerazione del suo
interesse propedeutico al Convegno che si terrà a Ferrara dall'11 al 13
Marzo 2005, sul tema: «Chi dite che Io sia?»
Gesù nel Suo e nel nostro tempo)
12,15 - Discussione.
15,30- Il Cristo Kyrios nella tradizione paolina, RINALDO FABRIS, Presidente
dell’Associazione Biblica Italiana.
16,15 - Il Cristo Logos nella tradizione giovannea,BRUNO MAGGIONI, Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale.
17,30 - Messianismi e politica, SERGIO CARUSO, Università
di Firenze.
18,15 - Discussione.
20,00 - Trasferimento in vaporetto al Lido e «cena veneziana»
al Hungaria Palace Hotel. Ritorno in vaporetto.
Domenica 6 luglio 2003
09,00 - Il Messia nella letteratura rabbinica e nella tradizione
mistica, ITHAMAR GRUENWALD, Tel Aviv University.
10,00 - L’attesa messianica nell’ebraismo d’oggi, AMOS LUZZATTO, Presidente dell’UCEI.
11,30 - Il Messia è ancora nome per le nostre speranze?,
PAOLO DE BENEDETTI, Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale.
Moderatore: GABRIELE BOCCACCINI.
RELAZIONE
IL MESSIA TRA MEMORIA E ATTESA
Convegno straordinario organizzato da Biblia
in collaborazione con
la University of Michigan, Venezia
4-6 luglio 2003.
Si è trattato di un convegno fortunato per molte ragioni: in primo luogo perché,
pur essendo Venezia una delle più belle (o la più bella, per me veneta di
terraferma) città del mondo, è difficile starci con un clima felice. Noi
abbiamo avuto invece giornate felicissime, nell’azzurro più puro, nella frescura
della brezza che sollevava dal caldo non ancora infernale di quest’estate.
E la bellezza ci ha allora confortato e rallegrato nel giorno e nelle notti.
Poi quella minuscola calle in cui si apre la Scuola,
è un angolo di pace e di pensiero, dove la Sapienza può trovarsi davvero
bene: perciò i discorsi fluivano e arricchivano, aiutavano a scoprire e riscoprire
ciò che sapevamo o credevamo di sapere. In un certo senso, pur essendosi
svolto d’estate, il convegno è stato una prosecuzione dei nostri seminari
invernali che di anno in anno, scendendo lungo l’arco dei millenni e dei
secoli dei ‘popoli della Bibbia’, ci hanno portato alla Palestina romana,
al grido del Battista, agli anni di Gesù, alle guerre giudaiche. Soprattutto,
il convegno veneziano segna una svolta nella storia di Biblia, perché è stato
un convegno che ha inaugurato, davvero alla grande (di qui la Scuola..) un
rapporto che dovrà continuare nei prossimi anni e che ha immesso Biblia in
un circuito accademico internazionale: è bene riflettere una volta di più
sull’importanza dell’alleanza stabilita, tramite Gabriele Boccaccini, con
la University of Michigan che ogni due anni organizza un seminario di specialisti
a livello mondiale del giudaismo del secondo Tempio e delle origini cristiane.
In coda a questi ‘seminari enochici’, allora, Biblia potrà in un certo senso
usufruire delle progressive acquisizioni di queste ricerche, dei dubbi e
controversie che esse sollevano, ma avere anche l’occasione di approfondire
quello che è, a mio avviso, uno dei temi centrali oggi non solo degli studi
biblici ma dell’esser cristiani e, anche, ebrei: quali sono i rapporti, le
interdipendenze, le affinità, le contiguità dei primi secoli cristiani o del
giudaismo rabbinico che si sviluppa dopo la distruzione del Tempio? È motivo di rispetto e di orgoglio (vorrei dire nazionale,
ma di questi tempi il termine fa paura) per la cultura italiana sapere che
un impulso decisivo ad entrare nel merito di queste tematiche è stato dato
proprio dalla scuola italiana costruita da Paolo Sacchi e dai suoi allievi
all’Università di Torino (da cui proviene anche Gabriele Boccaccini); infatti
se tutto questo fervore di studi nasce aprire dai manoscritti qumranici,
è anche vero che dal 1979, dalla nascita della rivista Henoch
voluta da Sacchi, si sviluppa una serie di ricerche sull’apocalittica, sugli
apocrifi, sugli pseudoepigrafi... Problemi sempre affascinanti, con cui in
questi anni ci siamo spesso trovati a fare i conti: ogni volta che si afferma
un canone, si procede ad un’esclusione, ma qual è il senso e la natura (o
i contenuti) dell’esclusione? D’altra parte è un dilemma che rimanda ad un’altra
fondamentale diarchia di pensiero, e di fede: c’è un’ortodossia senza un’eresia?
Sacchi ha tenuto a Venezia
una limpida relazione sul tema forse centrale del convegno, ‘Il Messia Figlio
dell’Uomo nelle tradizioni giudaiche del Secondo Tempio’, su cui è ritornato
James H. Charlesworth del Princeton Theological Seminary: cosa si intende
per Figlio dell’Uomo? Che percezione o auto-percezione ne aveva Gesù? E che
percezione ne avevano gli evangelisti o i cristiani delle prime comunità?
Eppure, se, come ha detto Charlesworth, «Ogni studio sull’origine del Figlio
dell’Uomo dovrebbe includere una discussione sulla presenza dell’espressione
in Ezechiele…» anche questo problema ci rimanda alla questione metodologica
di sempre: come studiare il cristianesimo primitivo senza l’ebraismo ad esso
coevo? Come separarli lungo le strade di terra e di mare dell’impero romano,
ma anche scendendo in quella che allora era l’Arabia felix, attraversando
il deserto come le più sofisticate città quali Alessandria d’Egitto e via
discorrendo? In fondo, è su questo periodo, sulla sua lettura, sulla sua
conoscenza che Biblia trova una delle ragioni di esistenza, di proposta,
di coraggio per compiere una divulgazione intelligente di grandi problemi
che attraversano ogni fede adulta. Il dubbio – come capacità di interrogare
e interrogarsi – è d’altra parte l’esperienza più preziosa che ci ha sempre
accompagnato; nella relazione finale, infatti, Paolo De Benedetti si è chiesto:
“Il Messia è ancora un nome per le nostre speranze?”. La risposta, più che
nella sua relazione, sottile e profonda (o di-sperata, come sempre) è per
me in ciò che ha scritto nell’Introduzione al giudaismo:
«il giudaismo è plurale e questa pluralità – nelle idee, nei tempi, nei luoghi,
nelle identità – è la sua forza. Perciò molte sono le porte per entrarvi
e viverci, o anche solo per conoscerlo. Una porta è quella che anche il Nuovo
Testamento indica nel farsi carne, cioè realtà variamente terrena e sensibile,
della parola (per Israele la Torà, per i cristiani Gesù)». Penso anche a
quando Marco scrive: «Vi ho chiamato amici, non vi basta questo…?».
Laura
Novati
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