CHI DITE CHE IO SIA?
Convegno di studi, Sala Estense, Ferrara, 11-13 marzo 2005
 
 
 
MATTEO: 
[13]Essendo giunto Gesù nella regione di Cesarèa di Filippo, chiese ai suoi discepoli: «La gente chi dice che sia il Figlio dell'uomo?». 
[14]Risposero: «Alcuni Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti». 
[15]Disse loro: «Voi chi dite che io sia?». 
[16]Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». 
[17]E Gesù: «Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. 
[18]E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. 
[19]A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli». 
[20]Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo MARCO: 
[27]Poi Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo; e per via interrogava i suoi discepoli dicendo: «Chi dice la gente che io sia?». 
[28]Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista, altri poi Elia e altri uno dei profeti». 
[29]Ma egli replicò: «E voi chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». 
[30]E impose loro severamente di non parlare di lui a nessuno LUCA: 
[18]Un giorno, mentre Gesù si trovava in un luogo appartato a pregare e i discepoli erano con lui, pose loro questa domanda: «Chi sono io secondo la gente?». 
[19]Essi risposero: «Per alcuni Giovanni il Battista, per altri Elia, per altri uno degli antichi profeti che è risorto». 
[20]Allora domandò: «Ma voi chi dite che io sia?». Pietro, prendendo la parola, rispose: «Il Cristo di Dio». 
[21]Egli allora ordinò loro severamente di non riferirlo a nessuno
        Giunto circa a metà della sua vita pubblica Gesù rivolge ai discepoli una domanda su se stesso. L’episodio è presente in tutti e tre i vangeli sinottici (Mt 16,13-20; Mc 8,27-30; Lc 9,18-21 ). La sua singolare pregnanza è dovuta anche a quanto non vi è scritto. La sua articolazione è grosso modo la seguente (seguiremo Marco ma il discorso, sotto questo aspetto, non muta negli altri due vangeli): avvicinandosi a Cesarea di Filippo Gesù pone ai propri discepoli questa domanda: «Chi dicono gli uomini (oi anthropoi) che io sia?» e ottiene un certo numero di risposte: Giovanni Battista, Elia o uno dei profeti. Segue un secondo interrogativo: «E voi chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Tu sei il Cristo». Si parte da una cerchia più larga e si giunge a una più ristretta. Sembra però che nell’aria sia sospeso un altro passaggio non scritto. Il lettore infatti è afferrato anch’esso nel giro e si sente a propria volta interpellato. Nel suo pensiero nasce quindi un’ulteriore questione: e per me chi è Gesù? Per chi legge sembra inevitabile dover prendere partito. La risposta rimane aperta, non così il laccio dell’interrogativo da cui è arduo scappar via. Forse anche per questo, in anni recenti, il brano evangelico è stato più volte opportunamente impiegato come terreno di confronto e di dialogo tra credenti e non credenti.
        Le domande non si limitano però all’interrogativo che prolunga a se stessi la questione proposta ai discepoli. Ve ne sono altre, in particolare quella che si chiede perché Gesù si preoccupasse tanto di cosa gli altri dicevano di lui. Questo assillo ha una versione di basso profilo, mondanamente frequente, propria di chi è in cerca di fama; costui infatti dipende, per forza di cose, dall’altrui giudizio. Per primeggiare è perciò costretto a dipendere dagli altri. Impossibile applicare questa dinamica a Gesù che, secondo la sua consuetudine, vieta addirittura a Pietro di diffondere la risposta che lo dichiara Messia. Occorre cercare in un’altra direzione. La più ovvia e la più vera è che si preoccupa del pensiero degli altri pure chi si sente chiamato a compiere una missione. È vero che, come nel caso del profeta, si potrebbe dire che il banco di prova non è il giudizio della gente sulla persona, ma quello riservato al messaggio da lei proposto. Nel caso di Gesù però le due realtà sono così strettamente unite da far sì che il riconoscimento dell’annuncio passi attraverso quello del suo annunciatore e viceversa.
    Vengono date molte risposte alla domanda su chi è Gesù. Esse però fanno sorgere ulteriori interrogativi tra cui quello di sapere se tali risposte incidono, a loro volta, sullo svolgimento del compito affidato a Gesù. La definizione di una missione e anche di colui che deve compierla non restano indifferenti al fatto che la sua proposta sia accolta o respinta, sia compresa o fraintesa, ascoltata o ignorata, amata o avversata. Sapere chi si è agli occhi degli altri può addirittura determinare l’esito della propria vita. Non a caso è proprio subito dopo la doppia domanda rivolta ai discepoli che, secondo i Vangeli, Gesù compie il primo preannuncio della propria passione. Esso, in un certo senso, si pone come la risposta che Gesù stesso dà al proprio interrogativo. I rivoli grandi e piccoli delle singole opinioni trovano accoglienza in questo sconcertante bacino che sembra negarli tutti.
    L’ingiunzione fatta a Pietro di non manifestare pubblicamente la propria fede nella messianicità di Gesù va collegata in modo strettissimo all’annuncio della passione(Mc 8,31-33). La risposta che Gesù dà in prima persona è che egli può diventare Cristo solo passando attraverso la morte. Attestarlo Messia sulla scorta di Pietro primadella morte e rifiutando la croce («allora Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo») significa travisare il senso di quella missione. A differenza di Matteo,Marco, in questo passo, non parla affatto del primato petrino; per lui è ben possibile affermare che anche la risposta di Pietro non è la vera: essa lo potrà diventare solo quando si accetta la croce. Il discepolato ormai si gioca su questo fronte: «Se qualcuno vuole venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua» (Mc 8,34).
    Per i vangeli la risposta alla domanda «chi dite che io sia?» va data di fronte al crocifisso; si intende a quello vero e non alla sua pallida raffigurazione tristemente piegata nei nostri tempi a usi spuri e identitari. Ma non è possibile tacere che proprio davanti a quella autentica icona la voce del credente si differenzia da quelle di ebrei, musulmani o laici. Il fatto poi che anche ad esse occorra prestar ascolto è detto dallo stesso atteggiamento di Gesù che si preoccupa, prima di ogni altra cosa, di quanto gli uomini dicono di lui.

Piero Stefani


PROGRAMMA
Gesù nel suo tempo
(Venerdì mattina: visita guidata della città secondo tre
itinerari a scelta)
VENERDÌ POMERIGGIO
(ore 15,00 – 19,30)
Saluto delle autorità.
Cosa diceva la gente? La categoria dell’attesa messianica
al tempo di Gesù,
 
P. SACCHI, Università di Torino.
Gesù di fronte alla sua morte: dovrà soffrire ed essere ucciso,
E. BIANCHI, Priore della Comunità di Bose.
Quattro immagini di Gesù nelle chiese di Ferrara,
M. e P. STEFANI, Università di Ferrara.

Ore 20,30: Cena e Assemblea dei Soci di Biblia.

                             (Vedine il resoconto)

SABATO MATTINA
(ore 9,00 – 12,30)
Quale auto-consapevolezza in Gesù di Nazaret? R. PENNA,
Università Lateranense, Roma.
La credenza protocristiana nella resurrezione di Gesù,
G. BARBAGLIO, storico delle Origini cristiane, Roma.
Dal Nuovo Testamento ai dogmi cristologici, F. FERRARIO,
Facoltà Valdese, Roma.
Ore 13,30-15,15: Visita alle raffigurazioni di Gesù
commentate nella relazione di M. e P. STEFANI:
S. Maria in Vado, Monastero S. Antonio Abate,
S. Francesca Romana (a piedi).

Molti modi di accostarsi a Gesù

SABATO POMERIGGIO

(ore 15,30 – 19,30)
Il Risorto, cuore della fede ortodossa, T. VALDMAN,
Vicario della Comunità Ortodossa Rumena d’Italia, Milano.
Il Gesù che le donne incontrano. Letture femministe,
E. GREEN, pastora battista, Grosseto.
Ebrei ‘credenti’ in Gesù: movimenti e tendenze dell’ebraismo
messianico attuale
, L. NASON, biblista, Milano.

Ore 20,30: Cena sociale e Concerto Gospel.

DOMENICA MATTINA

(ore 9,00 – 12,30)
Ore 8,45: Spiegazione della immagine di Gesù sulla
facciata del Duomo di Ferrara.
L’identità di Gesù: un punto di vista ebraico (in francese),
A. ABÉCASSIS, Università Michel de Montaigne, Bordeaux.
Gesù figlio di Maria, servo di Dio, profeta dell’Islam,
I. ZILIO GRANDI, Università di Genova.
Israele un trovatello, Gesù un celibe: abbandono, adozione
e paternità di Dio
, J. MILES, Claremont Graduated
School, California.


Moderatore: prof. PIERO CAPELLI, Università Ca’
Foscari, Venezia.




NOTIZIE UTILI

Vedi anche: MAPPA della Città

Sede.
Il convegno si svolgerà nella ‘Sala Estense’, sita nella piazzetta
municipale di Ferrara in pieno centro, gentilmente
messa a disposizione dal Comune di Ferrara.

Visite guidate.
Si effettuano il venerdì mattina e sono riservate a chi si è
regolarmente iscritto (per ragioni numeriche i ferraresi sono
esclusi da queste visite) e costano 10 € ciascuna. Proponiamo
tre itinerari alternativi:
1. (Ore 10-13). Giro in bicicletta intorno alle mura restaurate
con spiegazioni storico-urbanistiche, e visita al grande cimitero
ebraico di via delle Vigne. Occorre arrivare all’appuntamento
in piazzetta Kennedy alle ore 9,45, muniti di una bicicletta
(noleggio Romanelli, piazza Castello, € 1,50 per tre ore).
In caso di pioggia si visiteranno il Museo del Duomo e la
Pinacoteca Nazionale, ci si sposterà a piedi e l’appuntamento
è fissato davanti al Duomo alla stessa ora.
2. (Ore 10-13). Visita al Duomo e al Ghetto guidata dall’arch.
Carlo Bassi, autore del suggestivo volume Perché
Ferrara è bella
(ed. Corbo) e visita guidata al Museo
Ebraico. Data la limitatezza degli spostamenti l’intero tragitto
può svolgersi comodamente a piedi. Appuntamento
davanti al Duomo alle ore 9,45.
3. (Ore 11-13). Visita guidata al prestigioso Castello Estense
e all’annesso museo di recente apertura. Appuntamento in
piazzetta Savonarola alle ore 10,45.

Pernottamento.
Abbiamo scelto tre alberghi a tre stelle, tutti vicini alla Sala
Estense in pieno centro. Il prezzo per ogni pernottamento con

prima colazione, in camere con bagno, è di € 40 a testa in
camera doppia e di € 55 in camera singola.
Chi volesse spendere meno potrà prenotare direttamente
telefonando a uno dei tre alberghetti centrali a una stella,
senza bagno e senza prima colazione (Casa degli Artisti,
0532/761038; Albergo Centro Storico, 0532/209748; Albergo
Lupa, 0532/7600707).

Pranzi.
– Mezzogiorno: daremo in cartella una lista dei ristoranti e delle
pizzerie più vicini dove ognuno potrà andare per conto proprio.
– Cene: si svolgeranno presso la bellissima e centrale «Sala
Borse», cui si accede da via Ercole d’Este 1 o da largo
Castello 20.
• La cena di venerdì (€ 20), sarà seguita dall’Assemblea dei
Soci alle ore 21,30 nello stesso locale (la convocazione per
l’Assemblea sarà inviata a parte a tutti i Soci).
• La grande cena sociale di sabato alle ore 20,30 (€ 25) prevede
invece cibi ferraresi e concerto gospel del gruppo
«4 Jumps».

Iscrizione e prezzo di partecipazione.
È indispensabile, soprattutto per chi desidera prenotare tramite
noi il pernottamento, iscriversi al più presto- e comunque
non oltre fine gennaio - riempiendo l’allegata scheda in tutte
le sue parti e mandandola insieme al versamento di 20 € d’anticipo,
non rimborsabili in caso di ritiro, e al costo della prima notte, restituibile
in caso di ritiro entro il 5 marzo. La partecipazione al convegno
dà diritto alla cartella e a prendere parte a tutte le attività previste
dal programma (escluso le visite di venerdì mattina e le due cene da
prenotarsi a parte) e costa € 70 per i non Soci; € 50 per i Soci
e per i giovani; € 20 per i residenti a Ferrara.


RELAZIONE SUL CONVEGNO
«CHI DITE CHE IO SIA?» - GESÙ NEL SUO E NEL NOSTRO TEMPO

Credo che sia confortante ( un segno dei tempi?) il successo del convegno di Biblia a Ferrara. Da qualche anno l'interrogativo sulla realtà storica di Gesù sembra riscontrare un maggior interesse anche nella cultura laica. Se ne vuole comunque parlare, anche a sproposito. Se possiamo legittimamente ironizzare sulla sempre risorgente voglia di inventarsi romanzi o romanzetti biografici su Gesù, possiamo consolarci con la constatazione che forse sta cominciando a diffondersi nel mondo culturale italiano la consapevolezza che non possono bastare pallide reminiscenze ottocentesche a liquidare la questione del Gesù della storia. Il dibattito ha ripreso forza per lo sviluppo della nuova fase degli studi storici e biblici sul Medio Giudaismo e sull'origine del Cristianesimo.
Invece probabilmente milioni di credenti in Gesù Messia ritengono superfluo riproporsi la domanda, suppponendo di essere già tranquillamente padroni della risposta. In questo modo il rischio è di perdere l'occasione di conoscere qualcosa di più di Gesù, che invece, a quanto pare, era interessato a sapere che cosa pensiamo di Lui.
Chi ha avuto la fortuna di partecipare al convegno di studi organizzato da "Biblia", costruito intorno alla domanda "Chi dite chi io sia?", non ha potuto non essere coinvolto nell'interrogativo che, a quanto pare, preoccupava Gesù. Si è dunque verificato quanto Piero Stefani, con la consueta finezza, aveva sottolineato nella presentazione del convegno: che nel passo di Marco (8, 27-30) e in quelli analoghi dei Sinottici sembri "sospeso nell'aria un altro passaggio non scritto. Il lettore infatti è afferrato anch'esso nel giro e si sente a propria volta interpellato. Nel suo pensiero nasce quindi un'ulteriore questione: e per me chi è Gesù? Per chi legge sembra inevitabile dover prendere partito. La risposta rimane aperta, non così il laccio dell'interrogativo da cui è arduo scappar via".
E' inevitabile che le risposte alla domanda siano state "plurali" anche al tempo di Gesù. Nessuno può mai sentirsi in grado di definire con certezza l'identità di un' altra persona nella sua storicità, per quanto amata. Sempre resta il mistero dell'altro. Ascoltare il racconto delle testimonianze e della comprensione che altri hanno (o hanno avuto) può aiutare molto ad approfondire il cammino della conoscenza di chi ci interessa conoscere.
Per quanto possiamo capire servendoci degli odierni strumenti storico-critici, sembra che le parole dette da Gesù non ci possano aiutare più di tanto a definire la sua identità storica: così ha spiegato con onesta chiarezza Romano Penna. È come se la forza perentoria con cui Gesù ha posto la domanda chi dite chi io sia? risulti inversamente proporzionale alla sobrietà delle sue autodesignazioni. È probabile che molti termini con cui le comunità credenti sono abituate a chiamare Gesù di Nazareth (figlio di Dio, profeta, re, Signore, servo di Jhwh…) non siano mai stati usati da Gesù, almeno in pubblico, per definire la propria identità. Anche il termine Figlio dell'Uomo, usato certamente da Gesù per indicare se stesso sembra velare nel mistero, più che rivelare con chiarezza. Può darsi che questa reticenza rispondesse anche ad una scelta strategica e diversi passi dei Vangeli ci mostrano un Gesù preoccupato (per usare un linguaggio contemporaneo) di non farsi strumentalizzare e "catturare".
Sicuramente Gesù esercitava un fascino straordinario, per la sua personalità libera e decisa e per il suo annuncio della futura, e tuttavia già operante, regalità di Dio. Soggettivismo e relativismo esistevano anche allora visto che la gente di ogni tempo giudica e definisce in base ad attese e a precomprensioni. L'idea che la gente aveva dell'atteso Messia intorno al primo secolo dell'era volgare (cfr. la rigorosa relazione di Paolo Sacchi) poggiava sulle spinte contraddittorie dei conflitti contemporanei, ma affondava le proprie radici anche in secoli di riflessioni profetiche e di interpretazioni teologiche. Letture apologetiche ed edificanti (ma spesso antigiudaiche) hanno nei secoli attribuito semplicisticamente alla duritia cordis di Israele i fraintendimenti e le opposizioni dei contemporanei correligionari di Gesù: mi domando se i loro 'pregiudizi', legati alle interpretazioni prevalenti al loro tempo della categoria di attesa messianica, non fossero di gran lunga intellettualmente più onesti di alcuni tentativi contemporanei di 'catturare' Cristo per piegarlo alla funzione di icona di 'atei devoti' o di bandiera per nuove crociate identitarie. Queste operazioni maldestre, che però non mancano di pulpiti e di seguito, non sono forse il prodotto delle laicissime 'attese messianiche' odierne?
L'antidoto è lo 'scandalo della croce', ma i cristiani non sempre riescono a sottrarsi alla tentazione di sottovalutarlo. Nei secoli hanno provato (per fortuna senza successi duraturi) ad immaginare un Risorto senza più i segni della Passione, come affermazione di Onnipotenza, e metafisica e teologie hanno cercato di spiegare ed addomesticare il mistero per cui il Cristo doveva soffrire ed essere ucciso: Enzo Bianchi ha cercato di suggerirci l'attualità di questo mistero (e della tentazione) con la profondità sapiente degna di un padre della Chiesa. Ascoltandolo molti, come me, si sono sentiti compagni di cammino fra Gerusalemme ed Emmaus, con la stessa fatica a rileggere storia e Bibbia e con la stessa gioia nel cuore.
Credenti e non credenti non fanno fatica ad ammettere che la fede cristiana, per nascere, ha dovuto innanzitutto rispondere all'evento storico della Crocifissione. Quando si parla di Resurrezione è facile che il dialogo si interrompa, anche perché è normale che i 'laici', suggeriscano di discuterne in altre occasioni (cfr At 17, 32), mentre resta in circolazione qualche irriducibile fondamentalista cristiano che pretende di dimostrare scientificamente l'evento storico della Resurrezione di Gesù. Eppure come ha documentato con chiarezza Rinaldo Fabris, i testi protocristiani possono suggerirci una pista di come storicamente si sia affermata la fede nella Resurrezione, dalle prime testimonianze degli anni Cinquanta al racconto delle 'apparizioni', alle testimonianze degli apostoli, ai racconti dell''evento'. La fede biblica nell'azione di Dio nella storia sta alla base anche della fede nel Risorto: ovviamente questo è un mistero, perciò era inevitabile che già i credenti delle comunità protocristiane abbiano usato termini e categorie diverse per dire la propria convinzione che Gesù, il Cristo, è vivo.
Tuttavia la Bibbia ebraica offriva categorie pregnanti e dense di significato, che Paolo e gli evangelisti interpretano originalmente. Ben più ardua e problematica fu la transizione ai dogmi cristologici, elaborati assumendo un apparato concettuale in gran parte estraneo ai testi biblici. Su questo una secolare 'vulgata' suggerisce la tesi dell''ellenizzazione' del Cristianesimo, spesso equiparata ad un sostanziale travisamento. Fulvio Ferrario dimostrato l'insostenibile schematicità della vecchia convinzione che prima ci sarebbe stata la 'storia' e poi la 'metafisica' ed ha spiegato come il processo di cristallizzazione dei dogmi cristologici sia avvenuto gradatamente, attraverso l'esclusione delle tesi che apparivano problematiche rispetto alle enunciazioni neotestamentarie. Lungi dall'essere assorbita acriticamente, la filosofia greca fu adoperata dai Concili per esprimere un messaggio critico ed alternativo rispetto al mondo contemporaneo. Parrebbe di poter concludere: siamo di fronte ad un modello da imitare per le chiese cristiane che vogliano essere del tutto incarnate nel proprio tempo senza perdere il sapore del proprio lievito.
Come al tempo di Gesù, anche nel nostro tempo le risposte si presentano inevitabilmente plurali. Al riguardo si è potuto proporre solo qualche voce particolarmente significativa: se quella ortodossa di Traian Valdmann ha riproposto una tradizione secolare che continua ad indicare come possibile esperienza quotidiana la 'Trasfigurazione', quella femminista di Elizabeth Green ha reso efficacemente la complessità di un dibattito interpretativo che in fondo ha pochi decenni. Ma non poteva mancare in questi anni di Amicizia ebraico-cristiana e a un convegno di Biblia, il punto di vista ebraico: Piero Stefani ha presentato una sintesi del testo scritto appositamente da A.Abécassis, purtroppo assente fisicamente al convegno. Altri due interventi hanno contribuito a stimolare riflessioni (complicate) sull'attualità: Luigi Nason ha presentato il movimento messianico degli Ebrei credenti in Gesù, straordinario impasto di ricerca coraggiosa e di fondamentalismo dai discutibili riflessi politici; Ida Zilio Grandi, illustrando i versetti del Corano relativi a Gesù figlio di Maria, ha chiarito l'importanza del profeta di Nazareth nella dottrina musulmana. Da questa lezione sarebbe opportuno ricavare qualche informazione semplice da far pervenire a chi organizza i confronti televisivi sulle questioni d'attualità, forse allora potrebbe capire che ci sono ragioni coraniche che spiegano la diversa percezione da parte dei musulmani del Presepio e del Crocefisso.
L'ultima giornata ha visto anche l'atteso intervento di Jack Miles che, coerentemente con la sua impostazione, ha presentato Gesù come una crisi nella vita di Dio: il successo della brillante (e provocatoria) relazione conferma l'opportunità di un 'pluralismo di letture' del testo biblico, visto il taglio assolutamente letterario e aderente totalmente alla concretezza del testo dell'interpretazione di Miles. Il convegno ha avuto il merito di indicare molte possibilità di approfondimento culturale, suggerendo spunti per ulteriori percorsi che si potrebbero tentare ripercorrendo la storia dell'Occidente, dei Cristianesimi e degli Ebraismi. Marco e Piero Stefani con le quattro immagini di Gesù nelle chiese di Ferrara ci hanno fatto vedere come, in una sola città, si possano trovare esemplarmente varietà di risposte, diverse anche se non contraddittorie, all'interrogativo che ha provocato nei secoli le comunità cristiane, che hanno affidato il loro sentire alle rappresentazioni degli artisti.
Tuttavia non si può ignorare che per la prima volta da duemila anni, per buona parte delle nuove generazioni italiane è possibile che non riescano nemmeno a essere raggiunti dalla domanda: e voi chi dite chi io sia? Ciò spiega quanto sia strategica la scelta di Biblia per la presenza della Bibbia nella scuola.

Gian Gabriele Vertova


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