Dr. Guido Ziffer
Roma, 21 maggio 2001
La lingua greca nella Bibbia
Nell'ambito di Biblia, associazione laica di cultura biblica, a seguito
del viaggio di studio svoltosi dal 14 al 27 ottobre 2000 in Grecia
e nell'Egeo e del seminario invernale su "Bibbia ed Ellenismo" tenutosi
dal 25 al 28 gennaio 2001 a Viterbo, abbiamo inaugurato oggi a Roma
il VI corso intensivo di greco biblico, che sotto la guida delle
Professoresse Bottino e Provera si prefigge di completare
quest'anno la lettura integrale ragionata e l'esegesi del Vangelo
secondo Giovanni.
In tale contesto si colloca il nostro ciclo di quattro conferenze-dibattito:
la prima, questa sera, di chi vi parla su "La lingua greca nella
Bibbia", la seconda, domani 22 maggio del Prof. Prato
su "Il sottofondo culturale giudaico del IV Vangelo: la discesa
del secondo
il prologo", la terza, giovedì 24 maggio della Prof. Torti
su "I Salmi nel Nuovo Testamento" e l'ultima, venerdì
25 maggio sempre del Prof. Prato su "Seconda parte del
sottofondo culturale giudaico del IV Vangelo: la sapienza interpretata
come ".
1. Premessa
2. I 34 libri greci della Bibbia
3. La Bibbia greca dei Settanta
4. Il greco del Nuovo Testamento
5. Conclusione
1. Premessa
Diremo anzitutto che quando facciamo riferimento al greco biblico intendiamo
specificamente una delle tre principali lingue greche parlate e scritte
negli ultimi tre millenni in Grecia e nel bacino del Mediterraneo.
Tra di esse, che come sappiamo sono: il greco classico-attico dei poemi
omerici, delle tragedie, dei filosofi, che situiamo tra I'XI e il
IV secolo avanti l'Era Corrente (a EC) l:
la 
diffusa da Alessandro Magno, che situiamo tra il III secolo a EC e il II
secolo dell'EC; e il greco moderno dell'800, del 900 e di questo inizio
millennio, il greco biblico non è né la prima lingua
greca, quella attica, né la terza, quella contemporanea
2
bensì la seconda, che chiameremo, se così possiamo esprimerci,
ellenistica ed ha tre gradazioni: la popolare, l'intermedia e l'atticista
e quella del NT è la gradazione intermedia.
In secondo luogo, nel ricordare che la parola Bibbia è la volgarizzazione
in italiano - così come bible in francese; bible in inglese
e Bibel in tedesco - della
parola greca ,
plurale di
("libretto", laddove "libro" in greco è ),
aggiungeremo che Blblla è l'ultima parola di quello che cronologicamente
riteniamo essere l'ultimo dei 73 testi canonici della Bibbia cattolica.
In effetti, la II edizione pervenutaci dell 'ultimo dei 27 testi del
Nuovo Testamento, il IV Vangelo, si conclude con il versetto 25,12
che recita: "Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù
che, se fossero scritte una per una, penso il mondo stesso non basterebbe
a contenere i libri che si dovrebbero scrivere".
Le due parole finali del testo originale greco, ,
sono secondo noi all'origine dell'uso, diffusosi rapidamente e tuttora
vi gente in ogni ambito, sia ebraico che cristiano, di designare
con la parola Bibbia le sacre scritture.
2. I 34 libri greci della Bibbia
Per i cristiani la Bibbia si compone di due parti ben distinte tra
loro: la parte più antica, che noi chiamiamo Primo Testamento,
e la parte più recente, da tutti denominata Nuovo Testamento.
Diciamo Primo Testamento e non Vecchio e nemmeno Antico Testamento,
per almeno tre ragioni: perchè nello stesso NT l'ignoto autore
della cosiddetta Lettera agli Ebrei fa più volte riferimento alla
"prima" e alla "nuova" alleanza (cfr. Eb 8,7; 8,13; 9,1; 9,15; 9,18);
perchè durante la sua predicazione lo stesso Gesù aveva affermato
(Mt 5,17 ss.) "Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge
o i Profeti; non sono venuto per abolire, ma per dare compimento. In verità
vi dico: finchè non siano passati il cielo e la terra, non passerà
neppure uno jod o un segno della legge, senza che tutto sia compiuto";
e per rispetto degli ebrei, per i quali le sacre scritture si compongono
del solo PT, da loro denominato Bibbia ebraica o Tanàk
(Torà,Neviim, Uketiviim).
Detto questo, se è vero che per i credenti l'ispirazione divina
delle scritture riguarda il testo nella sua lingua originale, va ricordato
che nel PT l'ebraico è la
lingua originale soltanto per 39 libri, mentre la koiné
ossia il greco comune non classico, è la lingua originale
non solo per tutti i 27 scritti del NT, ma anche per 7 libri del
PT: Tobia, Giuditta, I e II Maccabei, Sapienza, Siracide e Baruc.
Di qui la nostra prima annotazione sulla lingua greca nella Bibbia:
dei 73 testi ben 34 scritti canonici, pari al 47% del totale
complessivo - e cioè la totalitàdei 27 scritti del
NT più 7 libri del PT - sono pervenuti solo ed esclusivamente in
greco (anche se tale percentuale diminuisce ove si consideri non il numero
dei libri, ma la loro lunghezza: perchè gli scritti del PT
sono generalmente più lunghi di quelli del NT).
Quanto ai 39 libri del PT pervenuti sia in ebraico che in greco, rileveremo
che i codici greci sono molto più antichi di quelli ebraici.
3. La Bibbia greca dei Settanta
I 73 testi che compongono la Bibbia sono stati scritti in epoche e
in archi di tempo assai diversi tra loro: i 46 libri del PT durante circa
500 anni, tra il VI e il II secolo a l'EC e i 27 del NT durante circa 50
anni, tra il 50 e il100 dell'EC.
Ora possiamo assumere che nel bacino del Mediterraneo la civiltà
abbia appena circa 5 millenni di storia: tre milienni a l'EC e due nella
nostra Era. Sul pianeta terra i primi ominidi cominciarono però
ad alzarsi su due zampe circa 7,5 milioni di anni or sono; l'homo abilis,
onnivoro, compare circa 3 milioni di anni fa, all'etàdella pietra;
l'homo erectus 1,5 milioni di anni fa; fino a che l'homo sapiens compare
nell' Africa orientale circa 200.000 anni or sono e comincia a popolare
l'Europa 40.000 anni fa.
8.000 anni or sono iniziano l'allevamento, l'agricoltura, i primi villaggi;
quanto segue si avvia a divenire storia.
Questo rapido excursus serve a introdurre l'assunto che, se per gli
uomini d'oggi la scrittura e il libro sono divenuti i modi più precisi
e sicuri di comunicare agli altri le proprie idee, nell'antichitàla
tradizione orale valeva quanto, se non addirittura piùdelia tradizione
scritta.
Prova ne sia che Gesù- rabbino per gli ebrei, rabbino e profeta
per i musulmani, rabbino, profeta e figlio di Dio per i cristiani - non
ha lasciato nulla di scritto: il suo impegno di fondo non èstato
quello di scrivere libri su rotoli di papiro o su pergamena, ma quello
dell'oralitàdialettica, che èuno scrivere non già
sui rotoli ma nelle anime degli uomini.
E già prima di lui Platone aveva insistito, nel Fedro e nella
Lettera VII, sull'oralità, intesa come unico valido mezzo di comunicazione.
In quanto la scrittura non è un farmaco della memoria: essa aiuta
a ricordare dal di fuori, mediante segni estrinseci e non dall'intimo di
dentro, da dove viene la memoria. La scrittura potrà solo richiamare
alla memoria nozioni e concetti giàappresi e assimilati per altra
via. Nè si dimentichi che nell'antichità la conoscenza di
un testo consisteva nella sua lettura ad alta voce di fronte a un gruppo
di ascoltatori, i quali intervenivano con una serie di domande, suscettibili
di suscitare risposte e chiarificazioni
3 e il PT ne fa
esplicito riferimento. In altri termini, la prima attività umana
è quella del comprendere: prima l 'orecchio, poi la capacità
espressiva.
Ora il testo greco del PT precede di circa un millennio il testo ebraico,
essendo stati messi per iscritto il primo, quello greco, nel III/II secolo
a l'EC, probabilmente ad Alessandria d'Egitto e il secondo, quello ebraico
masoretico nel VII/VIII secolo dell'EC, a Babilonia, l'odierna Bagdad.
Fra le due versioni vi sono differenze, talora anche ragguardevoli, ma
diremo subito senza esitazione, che attribuiamo valore predominante al
testo ebraico, ancorché molto successivo.
D'altronde ricorderemo in proposito che le due colonne sulle quali
si reggono sia la religione ebraica sia la religione cristiana cattolica
sono le due Toroth, la Torà scritta, la Bibbia, e
la Torà orale, vale a dire la tradizione/il magistero ( e
ad ambedue le Toroth nel PT Mosè fa esplicito riferimento
sul Sinai) .
Ma la Bibbia ebraica in lingua greca di Alessandria, denominata Septuaginta
o dei Settanta, ha una duplice grande importanza per la migliore comprensione
dei 73 testi biblici e questa è la nostra seconda annotazione
sulla lingua greca nella Bibbia. Da un lato circa la metà delle
note dell 'apparato critico della classica Bibbia ebraica di Stoccarda
fa riferimento alla Septuaginta e dall'altro tra gli innumerevoli richiami
del NT al PT (un migliaio, considerando anche quelli impliciti allusivi)
le circa 400 citazioni - delle quali ben un centinaio del solo libro dei
Salmi - si rifanno tutte al testo greco della Settanta.
4. Il greco del Nuovo Testamento
Nel NT, da un lato un pensiero molto forte si incontra con una lingua
relativamente debole e dall'altro la maggior parte dei suoi testi erano
parlati e si
ha quindi l'incontro di una lingua codificata, scritta, con una lingua
parlata.
Al fine di mettere in luce la fondamentale importanza della scrittura
di tutti i 27 testi canonici del NT non in ebraico o in aramaico e nemmeno
in latino, ma in greco, ricorderemo anzitutto come la successione cronologica
di questi 27 testi, così come anche quella molto più antica
dei 46 libri del PT, non sia la successione alla quale siamo normalmente
abituati, che èquella liturgica.
Se sul piano scientifico internazionale si discute se il IV Vangelo
sia, come noi riteniamo, l'ultimo degli scritti canonici neotestamentari
e la Rivelazione - come più correttamente va chiamata l' Apocalisse
- lo debba precedere e non seguire; tutti ormai concordano che il più
antico dei testi evangelici non è Matteo, bensì Marco
e che i testi neotestamentari più antichi in assoluto sono le due
lettere paoline 1 Tessalonicesi e Galati 4
.
Nei vent'anni successivi alla morte di Gesù- quando gli Apostoli
e i discepoli non venivano chiamati cristiani, bensì seguaci della
via - riteniamo vi sia stato un ampio dibattito sulla lingua da adottare
allo scopo di fissare per iscritto gli elementi essenziali della predicazione
degli Apostoli. Certo, Paolo aveva usato il greco in quelle due sue lettere,
1 Tessalonicesi e Galati, che abbiamo visto costituire i primi testi canonici
del NT, ma lui era cittadino romano (il che equivarrebbe oggi a una persona
con passaporto degli Stati Uniti), mentre fattore decisivo deve essere
stata la decisione, verosimilmente avallata da Pietro, presa da Marco di
scrivere in greco il primo dei 4 Evangeli canonici. Decisione subito seguita
da tutti gli altri autori neotestamentari.
Tale decisione, presa agli inizi degli anni 50 dell'EC, si rivelerà
giusta, intelligente e foriera di grandi risultati per la propagazione
del Cristianesimo, poichécon il NT si e usata una lingua che assicura
il massimo della diffusione.
Annotiamo che 19 secoli piùtardi, quando il 6 aprile 1850 si
doveva fondare a Napoli la più antica rivista culturale italiana
edita oggi nel nostro Paese, La
CiviltàCattolica, e si discuteva in merito all'opportunitàdi
dar vita ad un periodico scientifico e divulgativo di una certa diffusione,
circa la lingua da usare alcuni preferivano il latino, altri l'italiano,
piùcomprensibile per un vasto pubblico. Quanto ai destinatari della
rivista, la questione era se bisognava rivolgersi ai "dotti", per i quali
sarebbe andata bene una rivista in latino, oppure fare una
rivista destinata a un raggio piùampio di lettori 5
.
La decisione presa nel 1850 di scegliere la lingua italiana per la
rivista La Civiltà Cattolica si e rivelata corretta e gi usta.
Tale esempio, relativamente recente e storicamente accertato di quanto
avvenuto centocinquant'anni or sono per esigenze infinitamente più
modeste di quelle che impegnarono gli Apostoli due millenni or sono, vale
a rafforzare il nostro assunto che la scelta della lingua greca per gli
scritti del NT non deve essere stata né semplice, né automatica,
né forse indolore.
Questa la nostra terza annotazione sulla lingua greca nella Bibbia:
la scelta operata dagli Apostoli negli anni 50 dell'EC e stata vincente
per molteplici ragioni: non solo e non tanto perché il greco "ellenistico"
è meno difficile sia del latino che dell'ebraico e dell'aramaico,
quanto e soprattutto perchè la koinè èstata per circa
600 anni, dal II secolo a l' EC al IV secolo dell' EC, la lingua più
diffusa nelle province dell'Impero Romano. (Così come dalla fine
del secondo conflitto mondiale 1939-1945, e ancor più agli inizi
del terzo millennio, l'inglese è la lingua internazionale per antonomasia).
In relazione poi alla quindicina di autori 6
dei 27 scritti neotestamentari va tenuto presente e sottolineato che la
maggior parte di essi era di lingua madre ebraico-aramaica.
Verosimilmente solo due su 15 non sono ebrei al 100%: il medico pagano
Luca, autore di uno dei quattro Vangeli e degli Atti, e Marco, il quale
anche se di madre ebrea (il suo nome originario è infatti Giovanni),
a nostro avviso ha come padre un ufficiale romano. Invece lo stesso Paolo,
rabbino come Gesù, pur cittadino romano dalla nascita, è
un ebreo figlio di ebrei, fariseo figlio di farisei, della tribù
di Beniamino, nato a Tarso in Cilicia, ma cresciuto e formato a Gerusalemme
alla scuola di Gamaliele (Fil 3,5; At 22,3 e 23,6), così come sono
ebrei gli altri autori dei testi canonici neotestamentari: Matteo, Giovanni,
Pietro, Giacomo, Giuda e gli ignoti autori paolini delle lettere apostoliche
e della cosiddetta Lettera agli Ebrei.
Va inoltre richiamato che in tutta la Bibbia, sia nel Primo che nel
Nuovo Testamento, non riveste grande importanza l'attribuzione di un testo
canonico, e
perciò ispirato, a questo o quell'autore o anche ad autori ignoti.
Ad esempio, noi sappiamo oggi che nel PT Isaia é opera di almeno
tre autori diversi e che gli autori dei 150 Canti o Salmi (come per la
verità non molto correttamente essi vengono denominati) sono ignoti,
anche se attribuiti a Davide.
Nel NT i titoli dei 27 scritti canonici sono stati attribuiti solo
intorno al 150 dell'EC, la lettera agli Ebrei attribuita a Paolo certamente
non è di Paolo, non è una lettera ma un'omelia e forse nemmeno
indirizzata agli Ebrei, e soprattutto la stessa titolazione dei 4 Vangeli
originali greci non é Buona Novella "di" Marco, Luca, Matteo e Giovanni,
bensì molto più correttamente Buona Novella "secondo" Marco,
Luca, Matteo e Giovanni.
Inoltre nella lettura in lingua originale dei 34 testi greci, sui complessivi
73 libri, della Bibbia e in ispecie dei 27 scritti neotestamentari, dovremo
tenere sempre presente che i semiti amano l'esasperazione; che Gesù
predicatore affascinante, si rivela ebreo come è parlando con immagini
particolarmente incisive e secondo lo stile rabbinico, con frasi violente
usando spesso aforismi rabbinici; che la sua predicazione è sempre
contrassegnata dall'uso di immagini; che scopo delle parabole è
svelare un mistero con racconti esemplari, simboli narrati, illuminanti,
folgoranti; e che viene rappresentata la chiesa delle origini, costituita
ormai anche e soprattutto da pagani. Nella sua affascinante predicazione,
Gesù rabbino per gli ebrei, rabbino e profeta per i musulmani, rabbino,
profeta e vero uomo e vero Dio per i cristiani, usa vocaboli evidenti,
ricchi di implicazioni associative, di immediata comprensibilità
carichi di capacità evocativa, reminiscenze assai più spesso
che evocazioni, per dar vi ta a costruzioni inquietanti, di eccezionale
sapienza e complessità
Tutti gli autori neotestamentari scrivono in .greco quanto Gesù
aveva predicato in aramaico e questa considerazione vale ancor più
per i quattro evangelisti: ne consegue che una traduzione letterale dell'originale
greco non è sempre corretta: questa la nostra quarta annotazione
sulla lingua greca nella Bibbia.
Valgano due esempi, che traiamo il primo da Luca, il secondo da Matteo.
Nella lezione sulla sequela di Gesù e sul distacco, Luca scrive
nei versetti 14,25 e 26: "Siccome molta gente andava con lui, egli si voltò
e disse: Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie,
i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può
essere mio discepolo."
Orbene, si deve sottolineare che il mondo semitico non conosce il comparativo
ed è per questo che amare meno diventa odiare.
La comprensione in italiano del pur originale testo greco dovrà
pertanto suonare: " Se uno viene a me e non ama suo padre, sua madre, la
moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita meno
di quanto non ami me, non può essere mio dicepolo".
In secondo luogo, nella bellissima preghiera del Kaddìsh,
già riportata da Luca ( 11,2-4) in un contesto diverso, Matteo nei
versetti 6, 9-13, allargandola in un testo liturgico, dice in realtà:
PAPA' nostro, che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome; venga il
tuo regno; sia fatta la tua volontà come in cielo così in
terra; dacci oggi CIO' DI CUI ABBIAMO OGGI BISOGNO, rimetti a noi i nostri
debiti come anche noi li ABBIAMO RIMESSI ai nostri debitori, NON PERMETTERE
CHE SI SIA ESPOSTI ALLA PROVA, ma liberaci DAL MALIGNO.
Se in Luca, come si è visto, la correzione è soltanto
una: non "odiare", bensì "amare meno", in Matteo, nella preghiera
cristiana per eccellenza, le correzioni, molto profonde e molto belle,
sono quattro. Per la nostra preghiera Gesù ci ha insegnato a chiamare
Dio "Papà, Abbà appellativo familiare, molto piùaffettuoso
e intimo di Padre; a chiedergli ciòdi cui ognuno di noi ha oggi
bisogno, che puo' variare a seconda dell'età del sesso, delle circostanze
della vita, delle diverse condizioni sociali, culturali, che certamente
comprende anche, ma non solo, il pane; quando chiediamo a Dio di rimettere
i nostri debiti, dobbiamo averli prima rimessi noi ai nostri debitori;
e infine, nella sua misericordia assoluta, Dio, come dirà Giacomo
(ma non solo lui) nel versetto 1,11 della sua Lettera "non tenta nessuno
al male"
Altre volte invece, questa la nostra quinta annotazione sulla lingua
greca nella Bibbia, la traduzione letterale e diretta del testo greco sarà
molto piùcorretta e più chiara: questa la nostra quinta
annotazione sulla lingua greca nella Bibbia.
Atti "di" Apostoli e non "degli" Apostoli, in quanto il titolo attestato
dai codici è "praxeis apostòlon" e non "ton apostòlon";
poichè la narrazione non comprende tutti gli apostoli, ma solo una
loro minoranza, anzi praticamente nella prima parte solo Pietro e nella
seconda solo Paolo. Rivelazione e non Apocalisse è il titolo dell'unico
libro profetico del NT; immersione è la parola italiana che corrisponde
a quella greca battesimo, e così via.
Quando Gesù si definisce pastore egli si definisce Bel Pastore:
gli autori neotestamentari si ricollegano non solo al ben noto e antico
concetto greco "kalòs
kagathòs", ciòche è bello è anche buono,
ma secondo noi anche all'analogo aggettivo ebraico "TOB", inserito
ben sei volte all'inizio della Bibbia nel primo
capitolo della Genesi, o Berescìt come pare più
corretto chiamare il primo scritto del PT: Dio vede che è cosa bella
ogni atto della sua creazione, nel senso di cosa buona e bella; e cosa
molto bella, nel senso di cosa molto buona e molto bella, la creazione
dell' umani tà
E ancora ,quando Gesù muore in croce, le due persone appese
al palo accanto a lui non sono assolutamente due ladroni, come da duemila
anni nel nostro Paese, in Francia e in tanti altri paesi si continua erroneamente
a pensare e a dire: il termine greco usato è "kakurgoi" ,
che significa malfattori in senso poli tico-militare, due ribelli che agivano
contro l'occupante romano; con traduzione moderna, attuale dovremmo dire
"terroristi", non delinquenti comuni e
certamente, comunque e in ogni caso, tutto fuorchè ladri.
Insomma, tanto è importante l 'uso della lingua greca in tutto
il NT, che la stessa denominazione" Gesù Cristo" altro non è
in effetti che l'abbreviazione della prima professione di fede nel Risorto:
Gesù è il Messia, l'Unto del Signore, il Consacrato, "Iesùs
Cristòs esti" .
5. Conclusione
Infine, possiamo riepilogare così le nostre principali annotazioni
sulla lingua greca nella Bibbia:
I) Dei 73 testi biblici, ben 34 testi canonici - 7 del PT e tutti i
27 del NT - sono pervenuti soltanto in greco.
II) La Septuaginta, l'antica Bibbia ebraica in lingua greca di Alessandria,
ha grande importanza per la comprensione dei 73 testi biblici: nel PT,
buona parte delle note dell'apparato critico della classica Bibbia ebraica
di Stoccarda fa riferimento alla Septuaginta; e si rifanno alla stessa
Septuaginta tutte le circa 400 citazioni esplicite del PT che compaiono
nel NT .
III) La scelta della lingua greca per il NT - iniziata da Paolo e subito
confermata da Marco con l'avallo di Pietro - pur non semplice, né
automatica, né forse indolore, è stata la scelta vincente
per la grande diffusione del Cristianesimo in tutte le province dell'Impero
Romano.
IV) Nella loro grande maggioranza gli autori neotestamentari scrivono
in una lingua, il greco ellenistico, che non è la loro lingua madre:
essi scrivono in greco quanto Gesù ha predicato in aramaico. Ora
da un lato i semiti amano l'esasperazione e dall'altro il mondo semitico
non conosce il comparativo, ragion per cui "amare meno" puòdiventare
"odiare" e così via.
V) Per molti secoli le traduzioni nelle varie lingue correnti erano
state effettuate non dal testo greco originale, ma dalla prima traduzione
latina dei testi originali.
Ciò ha comportato e comporta alcuni inconvenienti, con alterazioni,
talora non irrilevanti, del significato originale.
Abbiamo cercato di darne un esempio con la preghiera del" Papà
nostro" e, a chiusura di queste prime annotazioni sulla lingua greca nella
Bibbia, poiché Gesùè la traduzione in italiano della
traduzione latina del testo greco, diremo che in ebraico-aramaico il vero
nome di Gesù era Giosuè.
In concl usione, con la lettura del NT nel suo testo originale
greco ( così come con la lettura in ebraico del PT), sarà
molto più profondo e coinvolgente per tutti l'arricchimento storico-culturale,
nonché religioso-spirituale per chi ha la fede.
Guido Ziffer
NOTE
1- Preferiamo usare la dizione "avanti l'Era
Corrente" e non a.C. o d.C., avanti Cristo o dopo
Cristo, per molteplici ragioni, delle quali le due principali sono
(a) Gesù non è nato nell'anno
zero bensì nel 6 o nel 7 avanti l'Era Corrente (a nostro avviso
tra il 20 settembre e il lO
ottobre del 7 a EC) - lo sbaglio in cui il monaco Dionigi è
incorso nel VI secolo dell'EC è oggi
riconosciuto da tutti - e (b) desideriamo rispettare le religioni non
cristiane, in primis quella
dei nostri fratelli maggiori, gli ebrei.
2 - Si tenga presente che le lingue europee moderne
differiscono sensibilmente dalle loro prime
fioriture, ad eccezione della lingua italiana. Come nota Bruno Migliorini
nell'epilogo della sua
Storia della lingua italiana (Firenze 1962), altre grandi lingue europee
- il francese, lo
spagnolo, l'inglese - hanno avuto già anteriormente all'italiano
una loro prima fioritura: ma
poi, quando si spanderà l'ondata dell'umanesimo, ne saranno
sconvolte e dovranno assestarsi
su altre basi. Invece l'italiano già in questa sua fase preumanistica
si stabilizza nei suoi
caratteri essenziali: sia per la struttura grammaticale, sia per il
lessico delle nozioni
fondamentali, lessico che riceverà nei secoli molti incrementi
ma relativamente pochi
cambiamenti. In altri termini, l'italiano d'oggi e lo stesso italiano
di Dante Petrarca e
Boccaccio mentre, a titolo d'esempio, l'inglese e il tedesco contemporanei
non sono l'inglese di
Shakespeare o il tedesco di Lutero.
3 - Cfr. G. Reale, Ecco il Platone non scritto,
in IL SOLE-24 ORE del 12 febbraio 1994.
4 - Per parte nostra, allo stato delle
conoscenze attuali che continuano a venire approfondite e
sviluppate, vorremmo proporre questa cronologia: 1) Tessalonicesi,
inizio anni 50 EC, 2)
Galati, inizio anni 50,3) 2 Tessalonicesi 52 EC, 4) 1 Corinzi, 56/57,
5) 2 Corinzi, 57/58, 6)
Filippesi, 58, 7) Evangelo secondo MARCO, fine anni 50, 8) ROMANI,
58, 9) Efesini ?,l0)
Colossesi, dopo il 60, 11) Evangelo secondo LUCA, 60/67, 12) ATTI di
Apostoli, 63, 13) Ebrei,
63/64, 14) 1 Timoteo, 64/65, 15) 2 Timoteo, 67, 16) Tito ?, 17) Filemone
?, 18) Giacomo ?, 19)
1 Pietro 64/67,20) Evangelo secondo MATTEO, prima del 70, 21) 2 Pietro
?, 22) 1 Giovanni ?,
23) 2 Giovanni ?,24) 3 Giovanni ?,25) Giuda ?,26) RIVELAZIONE (o Apocalisse)
95, 27)
Evangelo secondo GIOVANNI, 100 EC.
5 - Cfr . G. De Rosa, La civiltàcattolica,
Roma 1999.
6 - Marco per il suo Vangelo, Luca per il suo
Vangelo e per gli Atti, Matteo per il suo Vangelo, il
cosiddetto Giovanni per il suo Vangelo, la Rivelazione - o Apocalisse
- e le 3 lettere, Pietro
per le 2 lettere, Giacomo per la sua lettera, Giuda per la sua lettera,
Paolo per le sue 7 lettere
"autentiche", autori paolini "ignoti" per la lettera agli Ebrei e le
6 lettere apostoliche.  |