ESPERIENZA DI BIBLIA
IN GERMANIA
‘Andare con Biblia’ potrebbe essere un motto convenzionale
per parlare fra noi dei nostri viaggi. Infatti,quando ci si ripensa,si
scopre che quei biblia che nel linguaggio teologico sono la Scrittura
ma
che nel greco comune laico sono i libri e quindi la cultura,sono
il vero denominatore comune di tutti i nostri percorsi.
Ormai i viaggi alternativi non sono più un’eccezione:
la loro cifra è solitamente l’avventura o l’evasione elitaria e
se hanno carattere religioso conservano irrimediabilmente qualche parentela
con i pellegrinaggi. Con Biblia – diciamo per la fantasia sapiente di Agnese
Cini? – le esperienze sono poco comparabili con altre: non è neppure
il progetto o la piacevolezza di una compagnia congeniale che le anima,
bensì quell’intelligenza non conformista che entra in circolo, a
prescindere da competenze e qualifiche dei partecipanti, sospinta da una
palese volontà di ricerca di senso per cui diventa più importante
l’andare in cerca di domande che non di risposte.
Abbiamo visto a Magonza il museo di uno dei più
celebri inventori, Johannes von Gutemberg,,che utilizzò la sua scoperta
per stampare la Bibbia, da allora best seller assoluto dei libri.
Questo strumento produsse un’autentica rivoluzione culturale, determinando
l’alfabetizzazione di larghe masse a cui il bisogno di rifarsi, direttamente
e senza la mediazione clericale, alla Parola aprì ’accesso a tutte
le parole. Ci è sembrato simbolico.
Chi non è potuto venire in Germania dietro ‘la
pietra,il libro,il corale’ ha perso molto e non sarà un breve
recupero di memoria del Notiziario a dare l’idea di questo evento.
Per la verità non potevamo avere un inizio peggiore,
dato che subito, a Coira, Laura Novati ci ha spaventato con un attacco
violento di ulcera che l’ha portata nottetempo in sala operatoria e ci
ha privato della sua amicizia e della sua competenza. Per fortuna i telefonini
possono essere utili: le comunicazioni continue ci hanno via via rassicurati
sulle sue condizioni, mentre Elena Sala è egregiamente subentrata
nella parte didascalica.
E così, partendo idealmente dai dipinti con la
vita di Cristo e di san Martino del meraviglioso soffitto ( del 1113 )
di Zillis e dal monastero benedettino di San Gallo, la cui celebre biblioteca
ha per insegna il titolo "psychès iatreion (sanatorio
dell’anima)", l’itinerario ha avuto inizio.
Tutti conosciamo la storia della Riforma e l’impatto
che ha avuto nella cultura il nome di Lutero; tuttavia seguendo il percorso
che dall’Italia e dalla Svizzera conduce al Nord tedesco, è il vedere
i monumenti (uso la parola nel significato originario, funzionale al ‘fare
memoria’) di un processo - che nei libri di scuola resta schematico e su
cui non sempre le nostre letture hanno fatto chiarezza - che ci si sente
colpiti e indotti a pensare. Stare a Wittemberg, dentro un’atmosfera ancora
severa e raccolta ( anche se non è più la cultura luterana
a influenzare l’aria austera di una città che fino a pochi anni
fa faceva parte delle Germania dell’Est), dove Lutero fu chiamato a reggere
la cattedra di filosofia dell’Università e successivamente nominato
predicatore ufficiale da Federico il Saggio e dove,nel 1517, affisse al
portale laterale della Schlosskirche le famose 95 tesi -oggi leggibili
nel bronzo- fa sì che la mente si liberi dalle cognizioni libresche
per estrarre vita dalla storia. Si sente che ci siamo ancora dentro, non
al modo di Lutero e Melantone o anche Müntzer, ma nella nostra responsabilità
ecumenica ancora inchiodata alle regole e ai pregiudizi derivati comunque
dalle antiche lotte religiose.
L’itinerario è stato lungo e complesso - e la
mente ha fatto fatica a superare la gara fra la quantità delle cose
da vedere e i dieci giorni di concentrazione del viaggio -:da Augusta,
la ‘libera città imperiale’dei banchieri Fugger e della famosa Dieta,
alla Bamberga delle contese fra episcopato e borghesia; dalla fortezza
Veste Coburg (oggi purtroppo nota alle cronache per gli incontri filonazisti),
dove Lutero visse sotto protezione del principe riformatore, alla Wittemberg
dove Lutero e Melantone sono sepolti e le loro urne ricevono ancora fiori;
da Eisleben, che vide nascere e morire il grande riformatore, ad Erfurt
e Eisenach dove aveva studiato; da Worms, che condannò Lutero nella
nota Dieta del 1521, a Spira dove gli stati luterani presero il nome di
‘protestanti’. Non è difficile capire che c’era da perdere la testa
dietro a cattedrali, castelli, cripte e musei, dipinti, sculture, annunciazioni
sorridenti, effigi di monache potenti e di principi severi …
Sullo sfondo l’assurdità di tante guerre alimentate
dalle controversie religiose che hanno contrapposto cristiani a cristiani.
Ma, ancora più dura, la memoria degli ebrei che negli stessi luoghi
furono perseguitati dai principi cristiani e dai riformati, delle sinagoghe
periodicamente devastate, delle scuole soppresse. E con questi pensieri
siamo arrivati all’impatto con Buchenwald. Amos e Laura Luzzatto erano
con noi e la loro profonda, struggente emozione è stata la nostra.
I crimini del nazismo si sono rappresentati in tutto il loro orrore genocida
e, insieme, si è insinuata la paura che non sia bastato dire una
volta per sempre "mai più".
A Colmar c’è il grande e stupefacente polittico
di Issenheim attribuito a Gruenewald, al cui centro si staglia una crocifissione
tra le più drammatiche e inquietanti. Un corpo dalla carne livida
e ormai decomposta, trafitto e interamente coperto dalle piaghe di una
peste che produce dolore e orrore. Elias Canetti, che pensa alle crudeltà
della storia non ancora inventate ai tempi del pittore e alla guerra e
alla morte chimica, dice che in questo dipinto sono anticipati "tutti gli
orrori che incombono sull’umanità". Ma la Resurrezione, folgorante
e surreale, apre alla speranza.
Giancarla Codrignani
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