"ALLORA SI COMINCIÒ A INVOCARE IL NOME DEL SIGNORE" (Gen 4,26):
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LA PREGHIERA E LA BIBBIA

Convegno nazionale, Orvieto, 12-14 aprile 2002

Rispetto alla preghiera la domanda più radicale non è quella del "perché", bensì quella del "chi". Ancor più importante di sapere lo scopo per cui si prega è infatti conoscere chi è colui che prega. Diamone qualche esempio.

"Lodate il Signore dai cieli [...] Lodatelo sole e luna, lodatelo, voi tutte, stelle di luce " (Sal 148, 1-2). "[…] Benedite, stelle del cielo, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. Benedite, piogge e rugiade, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. " (Dn 3, 63-64). Quelli qui trascritti sono i richiami biblici più importanti per comprendere il francescano Cantico di frate Sole. In particolare questi passi confermano che il "cum" introduttivo alla lode delle creature - "Laudato sie, mi’ Signore, cum tucte le Tue creature" - e il "per" presente nelle successive lodi - "per sora Luna e le stelle [...] per frate Vento[...] per aere e nubilio [...]" - contraddistinguono un inno che giunge a Dio attraverso le creature e ad opera di queste ultime. Dunque, nulla di più lontano dallo spirito del Cantico di pensare a un uomo che loda Dio a motivo dei vantaggi a lui derivati dalle creature. Anzi, per certi aspetti si potrebbe persino affermare che la bontà delle creature, a causa della loro innocenza, sia capace di una lode ancora più grande di quella umana, cosicché si può affermare che l’uomo convoca attorno a sé le "cose", chiamandole fratello e sorella, proprio per aiutarlo a lodare il suo Signore.

Pierre De Bérulle (m. 1629) nella sua pietà fu conquistato dall’idea della creaturalità dell’uomo e dalla sua totale dipendenza da Dio. Egli aveva imparato a vedere l’esempio più alto di questa dipendenza nell’autoalienazione del Verbo fatto carne in cui il Figlio di Dio divenne il più perfetto adoratore; da qui anche il nome dell’Oratorio fondato da De Bérulle: Oratorium di Gesù Cristo sommo sacerdote. In questo caso a pregare in modo perfetto non sono le creature, è lo stesso Verbo incarnato. Nella lettera ai Romani, del resto, non si dice forse che noi non sappiamo neanche cosa conviene domandare, ma che lo Spirito stesso intercede per noi con gemiti ineffabili (Rm. 8, 26)? Il "divino" prega quindi se stesso.

"Preghiera del misero in angustia che effonde l’animo a Dio" (Sal 120, 1); "Intrepido come un leone si levi [l’uomo] al mattino per servire il suo creatore", la frase che segue la citazione salmica è tratta dal primo paragrafo della sezione dedicata alla preghiera del più famoso codice legale ebraico: lo Shulchan ‘Arukh. Il grande intellettuale ebreo contemporaneo Jeshajahu Leibowitz (m.1994) vede in questi due passi il simbolo di due accezioni non solo diverse, ma addirittura antitetiche della preghiera. La prima è una manifestazione psicologica umana: espressione di un personale impulso interiore, atto compiuto per appagare i propri bisogni materiali, intellettuali o spirituali; l’altra invece è un servizio fissato cioè un culto del Signore prestato dall’uomo che assume il giogo del Regno dei cieli. La preghiera che ha significato religioso è quella pronunciata per compiere un precetto, mentre la supplica spontanea, certo lecita, ha un valore limitato e, a volte, può essere persino deteriore. Per Leibowitz, dunque, la preghiera assume significato pieno solo se è un atto di obbedienza. Qui a pregare è l’uomo, ma solo in quanto mette in pratica un comando di origine divina.
Sono soltanto tre esempi fra i tanti possibili, tuttavia fanno intravedere come la domanda del perché si preghi sia subordinata all’interrogativo di chi è colui che prega: la creatura o il Creatore? La spinta nata dal bisogno o la volontà di prestare servizio al proprio Dio? Il cuore umano o lo Spirito? L’individuo o la comunità? Anche le varie tipologie di preghiera biblica: lode, benedizione, supplica, lamento, pentimento, contestazione, non sono che articolazioni di questo stesso tema. La preghiera è questione di "soggetti" – assai più che di "contenuti" – e forse proprio in ciò va ricercato il suo volto più autentico e segreto.

Piero Stefani

CONVEGNO NAZIONALE, Orvieto, 12-14 aprile 2002

Nella lunga storia dei Convegni nazionali di BIBLIA(Associazione laica di cultura biblica) quello di quest'anno, il diciottesimo, aveva di mira un tema a prima vista innocuo: La preghiera e la Bibbia. In realtà si trattava di un tema coraggioso, se si pensa che i soci di Biblia appartengono sia all'ebraismo, sia alle diverse tradizioni cristiane, ma non pochi sono anche di estrazione laica. E la preghiera è una realtà che tocca l'identità più profonda, oltre che la sensibilità, dei singoli credenti e dei gruppi religiosi. Come già sperimentato in questi anni di attività, però, lo studio attento e approfondito del grande codice biblico contribuisce sempre a unire, mai a dividere. Soprattutto, se noi non identifichiamo la nostra preghiera con parole o pensieri rivolti a Dio, ma piuttosto la percepiamo come comunicazione, non necessariamente codificata, ma sempre aperta tra terra e cielo. Comunicazione che cambia non soltanto il nostro rapporto con Dio, ma soprattutto l'idea di Dio, perché Dio non può essere racchiuso da nessuna delle nostre idee, neppure la più santa, su di Lui. 
Con una relazione dal titolo Homo orans il prof. Bruno Forte, teologo fondamentale della Pontificia Facoltà Teologica dell'Italia Meridionale (Napoli), ha tracciato il profilo di colui che prega, il ‘pellegrino della notte’, colui che ‘vive nella notte, senza mai perdere il desiderio e la speranza’. Nella Bibbia, d'altra parte, la preghiera è sempre questione di ‘soggetti’ più che di ‘contenuti’ e chiunque prega ha sempre il volto preciso della sua storia di uomo o di donna. In questa direzione, due relazioni saldamente ancorate al testo scritturistico hanno aperto uno squarcio sulla preghiera biblica. Il prof. Carmine Di Sante, teologo e saggista di Latina, ha presentato La preghiera di Abramo, di Mosè e di Elia, cioè la storia di tre figure straordinarie che ‘si vivono, si giudicano e si narrano in ogni istante alla presenza di Dio, di un Dio che parla e che chiede l'obbedienza radicale di una risposta’. Maria Bonafede Garrone, pastora della chiesa valdese di Roma, Le donne della Bibbia: maestre di preghiera ha invece fatto vedere come nella Bibbia ci siano donne che pregano in senso esplicito come Miriam, Debora, Anna, Elisabetta e Maria, ma anche donne che si pongono di fronte a Dio in atteggiamento interlocutorio, come Sara, Ruth, o diverse donne, come la sirofenicia, l'emorroissa, Marta e Maria, la Samaritana, ‘coraggiose, insistenti, che non demordono nei loro incontri con Gesù’.
Irrinunciabile evidentemente, in un convegno sulla preghiera e la Bibbia, un approfondimento sul libro dei Salmi. Con la relazione Di fronte a Dio: lode, supplica, lamento, pentimento, contestazione ... il prof. Daniele Garrone della Facoltà valdese di Teologia (Roma) ha guidato l'uditorio all'interno del Salterio, un ‘microcosmo in cui convergono vari modi di stare davanti a Dio e di parlare con lui e di lui’. 
Signore insegnaci a pregare’ (Lc 11,1): la preghiera di Gesù e dei discepoli: all'interno di una tematica così ampia che attraversa tutti gli scritti neotestamentari, il prof. Roberto Filippini, della Facoltà teologica dell'Italia centrale, ha saputo profilare con efficacia l'immagine di Gesù orante che emerge dai testi sinottici e confrontare i tratti prevalenti dell'esperienza religiosa di Gesù che prega con l'insegnamento che Egli dà ai discepoli. 
È stato molto importante, inoltre, ricordare che la Bibbia non è soltanto una testimonianza scritturale della tradizione di fede ebraico-cristiana, ma è anche una testimonianza vivente che si attualizza nella preghiera liturgica delle comunità credenti. Il prof. Basilio Petrà, del Pontificio Istituto Orientale di Roma, ha messo in luce l'assimilazione tra Bibbia a Liturgia, che l'Ortodossia considera ‘il luogo fondamentale dell'esperienza ortodossa della salvezza e della sua teologia’ costituisce ‘una via di maggiore autenticità di approccio alla Bibbia stessa’. Specularmente, con una relazione su Il mondo delle benedizioni, Rav Benedetto Carucci Viterbi, del Collegio Rabbinico Italiano di Roma, ha consentito all'assemblea di percepire la profondità del precetto rabbinico delle ‘cento benedizioni al giorno come compito dell'ebreo’: prima che prescrizioni ‘le benedizioni sono la conferma che il mondo è fondato sulla benedizione’. 
Con la relazione finale Le aporie della preghiera: quale uomo prega quale Dio? Paolo De Benedetti, della Facoltà Teologica dell'Italia settentrionale (Milano) ha infine coraggiosamente contribuito a ‘scongelare’ tanti luoghi comuni sulla preghiera che ‘nutrono sia i religiosi oranti sia i laici non oranti’: la preghiera, almeno quella che più ‘commuove Dio’, cambia non soltanto il nostro rapporto con Dio, ma soprattutto l'idea di Dio, perché Dio non può essere racchiuso da nessuna delle nostre idee, neppure la più santa, su di Lui. D'altra parte, tante possono essere le strade per tenere aperta la comunicazione fra terra e cielo, come ha mostrato la Conversazione-concerto tenuta dal pianista Giampaolo Muntoni nella suggestiva Sala del Governatore del Palazzo dei Sette. 
Ancora una volta, l'incontro nazionale di BIBLIA è stato più che un ‘convegno di studi’. L'interesse e l'entusiasmo dei partecipanti, la collaudata capacità organizzativa di BIBLIA, il Patrocinio del Comune di Orvieto e l'ospitale accoglienza da parte del Vescovo della città hanno ancora una volta testimoniato la vitalità di un'Associazione che affonda le sue radici in una passione profonda e sincera per il mondo della Bibbia.
Marinella Perroni
Nota del webmanager - Avendo avuto il privilegio di partecipare al Convegno, ritengo doveroso aggiungere che la prof. Perroni, oltreché averlo condotto, moderato e commentato con chiara competnza ed equilibrio, ha voluto anche concluderlo con un appello alla Pace, da più parti sollecitato nel corso del Convegno, tanto più espressivo e intenso in quanto semplicemente evocato e affidato, in questo tempo di così grandi cimenti, al silenzio delle coscienze e della preghiera, e al mistero della Misericordia e della Giustizia, così come recita Salmi (85,11) Misericordia e verità s'incontreranno, giustizia e pace si baceranno. (85,12) La verità germoglierà dalla terra e la giustizia si affaccerà dal cielo.- G.L.