(per le citazioni non esplicitate nel testo premere qui il mouse) LA PREGHIERA E LA BIBBIA Convegno nazionale, Orvieto, 12-14 aprile 2002 "Lodate il Signore dai cieli [...] Lodatelo sole e luna, lodatelo, voi tutte, stelle di luce " (Sal 148, 1-2). "[…] Benedite, stelle del cielo, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. Benedite, piogge e rugiade, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. " (Dn 3, 63-64). Quelli qui trascritti sono i richiami biblici più importanti per comprendere il francescano Cantico di frate Sole. In particolare questi passi confermano che il "cum" introduttivo alla lode delle creature - "Laudato sie, mi’ Signore, cum tucte le Tue creature" - e il "per" presente nelle successive lodi - "per sora Luna e le stelle [...] per frate Vento[...] per aere e nubilio [...]" - contraddistinguono un inno che giunge a Dio attraverso le creature e ad opera di queste ultime. Dunque, nulla di più lontano dallo spirito del Cantico di pensare a un uomo che loda Dio a motivo dei vantaggi a lui derivati dalle creature. Anzi, per certi aspetti si potrebbe persino affermare che la bontà delle creature, a causa della loro innocenza, sia capace di una lode ancora più grande di quella umana, cosicché si può affermare che l’uomo convoca attorno a sé le "cose", chiamandole fratello e sorella, proprio per aiutarlo a lodare il suo Signore. Pierre De Bérulle (m. 1629) nella sua pietà fu conquistato dall’idea della creaturalità dell’uomo e dalla sua totale dipendenza da Dio. Egli aveva imparato a vedere l’esempio più alto di questa dipendenza nell’autoalienazione del Verbo fatto carne in cui il Figlio di Dio divenne il più perfetto adoratore; da qui anche il nome dell’Oratorio fondato da De Bérulle: Oratorium di Gesù Cristo sommo sacerdote. In questo caso a pregare in modo perfetto non sono le creature, è lo stesso Verbo incarnato. Nella lettera ai Romani, del resto, non si dice forse che noi non sappiamo neanche cosa conviene domandare, ma che lo Spirito stesso intercede per noi con gemiti ineffabili (Rm. 8, 26)? Il "divino" prega quindi se stesso. "Preghiera del misero in angustia che effonde l’animo a Dio" (Sal
120, 1); "Intrepido come un leone si levi [l’uomo] al mattino per servire
il suo creatore", la frase che segue la citazione salmica è tratta
dal primo paragrafo della sezione dedicata alla preghiera del più
famoso codice legale ebraico: lo Shulchan ‘Arukh. Il grande intellettuale
ebreo contemporaneo Jeshajahu Leibowitz (m.1994)
vede in questi due passi il simbolo di due accezioni non solo diverse,
ma addirittura antitetiche della preghiera. La prima è una manifestazione
psicologica umana: espressione di un personale impulso interiore, atto
compiuto per appagare i propri bisogni materiali, intellettuali o spirituali;
l’altra invece è un servizio fissato cioè un culto del Signore
prestato dall’uomo che assume il giogo del Regno dei cieli. La preghiera
che ha significato religioso è quella pronunciata per compiere un
precetto, mentre la supplica spontanea, certo lecita, ha un valore limitato
e, a volte, può essere persino deteriore. Per Leibowitz, dunque,
la preghiera assume significato pieno solo se è un atto di obbedienza.
Qui a pregare è l’uomo, ma solo in quanto mette in pratica un comando
di origine divina.
Piero Stefani
CONVEGNO NAZIONALE, Orvieto, 12-14 aprile 2002 Con una relazione dal titolo Homo orans il prof. Bruno Forte, teologo fondamentale della Pontificia Facoltà Teologica dell'Italia Meridionale (Napoli), ha tracciato il profilo di colui che prega, il ‘pellegrino della notte’, colui che ‘vive nella notte, senza mai perdere il desiderio e la speranza’. Nella Bibbia, d'altra parte, la preghiera è sempre questione di ‘soggetti’ più che di ‘contenuti’ e chiunque prega ha sempre il volto preciso della sua storia di uomo o di donna. In questa direzione, due relazioni saldamente ancorate al testo scritturistico hanno aperto uno squarcio sulla preghiera biblica. Il prof. Carmine Di Sante, teologo e saggista di Latina, ha presentato La preghiera di Abramo, di Mosè e di Elia, cioè la storia di tre figure straordinarie che ‘si vivono, si giudicano e si narrano in ogni istante alla presenza di Dio, di un Dio che parla e che chiede l'obbedienza radicale di una risposta’. Maria Bonafede Garrone, pastora della chiesa valdese di Roma, Le donne della Bibbia: maestre di preghiera ha invece fatto vedere come nella Bibbia ci siano donne che pregano in senso esplicito come Miriam, Debora, Anna, Elisabetta e Maria, ma anche donne che si pongono di fronte a Dio in atteggiamento interlocutorio, come Sara, Ruth, o diverse donne, come la sirofenicia, l'emorroissa, Marta e Maria, la Samaritana, ‘coraggiose, insistenti, che non demordono nei loro incontri con Gesù’. Irrinunciabile evidentemente, in un convegno sulla preghiera e la Bibbia, un approfondimento sul libro dei Salmi. Con la relazione Di fronte a Dio: lode, supplica, lamento, pentimento, contestazione ... il prof. Daniele Garrone della Facoltà valdese di Teologia (Roma) ha guidato l'uditorio all'interno del Salterio, un ‘microcosmo in cui convergono vari modi di stare davanti a Dio e di parlare con lui e di lui’. ‘Signore insegnaci a pregare’ (Lc 11,1): la preghiera di Gesù e dei discepoli: all'interno di una tematica così ampia che attraversa tutti gli scritti neotestamentari, il prof. Roberto Filippini, della Facoltà teologica dell'Italia centrale, ha saputo profilare con efficacia l'immagine di Gesù orante che emerge dai testi sinottici e confrontare i tratti prevalenti dell'esperienza religiosa di Gesù che prega con l'insegnamento che Egli dà ai discepoli. È stato molto importante, inoltre, ricordare che la Bibbia non è soltanto una testimonianza scritturale della tradizione di fede ebraico-cristiana, ma è anche una testimonianza vivente che si attualizza nella preghiera liturgica delle comunità credenti. Il prof. Basilio Petrà, del Pontificio Istituto Orientale di Roma, ha messo in luce l'assimilazione tra Bibbia a Liturgia, che l'Ortodossia considera ‘il luogo fondamentale dell'esperienza ortodossa della salvezza e della sua teologia’ costituisce ‘una via di maggiore autenticità di approccio alla Bibbia stessa’. Specularmente, con una relazione su Il mondo delle benedizioni, Rav Benedetto Carucci Viterbi, del Collegio Rabbinico Italiano di Roma, ha consentito all'assemblea di percepire la profondità del precetto rabbinico delle ‘cento benedizioni al giorno come compito dell'ebreo’: prima che prescrizioni ‘le benedizioni sono la conferma che il mondo è fondato sulla benedizione’. Con la relazione finale Le aporie della preghiera: quale uomo prega quale Dio? Paolo De Benedetti, della Facoltà Teologica dell'Italia settentrionale (Milano) ha infine coraggiosamente contribuito a ‘scongelare’ tanti luoghi comuni sulla preghiera che ‘nutrono sia i religiosi oranti sia i laici non oranti’: la preghiera, almeno quella che più ‘commuove Dio’, cambia non soltanto il nostro rapporto con Dio, ma soprattutto l'idea di Dio, perché Dio non può essere racchiuso da nessuna delle nostre idee, neppure la più santa, su di Lui. D'altra parte, tante possono essere le strade per tenere aperta la comunicazione fra terra e cielo, come ha mostrato la Conversazione-concerto tenuta dal pianista Giampaolo Muntoni nella suggestiva Sala del Governatore del Palazzo dei Sette. Ancora una volta, l'incontro nazionale di BIBLIA è stato più che un ‘convegno di studi’. L'interesse e l'entusiasmo dei partecipanti, la collaudata capacità organizzativa di BIBLIA, il Patrocinio del Comune di Orvieto e l'ospitale accoglienza da parte del Vescovo della città hanno ancora una volta testimoniato la vitalità di un'Associazione che affonda le sue radici in una passione profonda e sincera per il mondo della Bibbia. Marinella Perroni
Nota del webmanager
- Avendo avuto il privilegio di partecipare al Convegno, ritengo doveroso
aggiungere che la prof. Perroni, oltreché averlo condotto, moderato
e commentato con chiara competnza ed equilibrio, ha voluto anche concluderlo
con un appello alla Pace, da più parti sollecitato nel corso del
Convegno, tanto più espressivo e intenso in quanto semplicemente
evocato e affidato, in questo tempo di così grandi cimenti, al silenzio
delle coscienze e della preghiera, e al mistero della Misericordia e della
Giustizia, così come recita
Salmi (85,11) Misericordia e verità
s'incontreranno, giustizia e pace si baceranno. (85,12) La verità
germoglierà dalla terra e la giustizia si affaccerà dal cielo.-
G.L. |