Dal numero 4 – anno trentunesimo – APRILE 2002 - della rivista
"Tempi di Fraternità"
- mensile di attualità, ricerca e confronto comunitario -

INTERVISTA

- A cura di Gino Tartarelli -

Leggere laicamente la Bibbia oggi si puo’

È l’interessante proposta dell’associazione Biblia, che vuole stimolare e promuovere la conoscenza di questo libro tra uomini e donne del nostro tempo.
Ne abbiamo parlato con la presidente Agnese Cini
Il 30 marzo del 2001, durante la XIX assemblea dei soci, è stato rinnovato il Consiglio direttivo che ha visto la riconferma di Agnese CiniTassinario a presidente (vicepresidente: Paolo De Benedetti) di Biblia, l’associazione laica di cultura biblica nata l’8 dicembre 1984 grazie alla spinta di numerosi ed autorevoli personaggi (tra cui Valentino Bompiani, Giuseppe De Rita, Francesco Flores d’Arcais, Carla Fracci, Giancarlo Lombardi, Mario Pomilio, Margherita Hack, Daniel Vogelman) che da sempre credono che la Bibbia sia "una componente essenziale di tutte le culture dell’occidente sia sul piano letterario e artistico, sia su quello simbolico, sia su quello linguistico". Fino ad oggi sono oltre seicento i soci regolarmente iscritti. Tutti loro vogliono "stimolare e promuovere la conoscenza della Bibbia tra uomini e donne del nostro tempo, al di là delle personali opzioni religiose e non". E tutti si sono ritrovati concordi nel condividere la vita di questa associazione, la cui importante risorsa è quella di, come si legge nella presentazione sul sito http://www.biblia.org, "essere luogo di ospitalità per credenti e non credenti, uniti dal comune proposito di produrre una più feconda e impegnativa ‘cultura dello scambio’". L’associazione Biblia, riconosciuta dal Presidente della Repubblica, oltre ad essere una Onlus, ha di recente stipulato una intesa con il Ministero della Pubblica Istruzione con l’allora ministro Tullio De Mauro per diffondere con più efficacia la cultura biblica nel mondo scolastico.
«Mentre studiavo Teologia Biblica al Pontificio Ateneo Antonianum di Roma - spiega la presidente Cini Tassinario - prestavo anche servizio negli scout. Nei "campi Bibbia" per i capi dell’Agesci, cui ho dato inizio nel 1970, e in altri gruppi di studio biblico che animavo, ho percepito in germe un grande interesse per la Bibbia. Ma i canali esistenti non erano in grado di raggiungere tutti, e tutti non erano pronti ad accoglierli. Terminato il mio dottorato in Teologia Dogmatica e anche il mio servizio attivo nell’Agesci, ho dunque pensato di collaborare in qualche modo alla conoscenza di questi scritti tanto importanti quanto troppo misconosciuti nel nostro paese. Così, dopo aver consultato amici e insigni docenti ed esperti, con il loro sostegno e aiuto, ho costituito l’associazione laica di cultura biblica, "Biblia"»

                         Lettura popolare della Bibbia, Comunità di Base,
                        dissenso nella Chiesa…lei che ne pensa?

L’importante è che i vari tipi di letture non scavalchino le conoscenze "scientifiche" necessarie, e non applichino alla Bibbia un approccio puramente emotivo, politico o esclusivamente spirituale, perché, come insegnano anche molti documenti della chiesa cattolica, la lettura deve tener conto dell’apporto delle varie discipline che concorrono a rischiararla. La Bibbia infatti è nata in un certo luogo, in un determinato tempo storico, e si esprime con un linguaggio diverso da quello odierno.

 Che significato può avere leggere la Bibbia da
 un punto di vista laico?
Si può leggere la Bibbia in tanti modi: noi abbiamo scelto quello "laico". Non si tratta di una lettura "laicista" o antireligiosa, ma laica appunto, cioè non avversa alle posizioni religiose, ma semmai a complemento. La laicità di Biblia si manifesta soprattutto nel tentare di essere luogo di ospitalità per credenti e non credenti, uniti dal comune proposito di produrre una feconda e impegnativa "cultura dello scambio".

                    Che tipo di lettura delle Scritture proponete?

È un tipo di lettura che ne comprende tanti: riteniamo infatti di dover tener conto del grande progresso dell’esegesi biblica e delle informazioni sulle esegesi delle varie chiese cristiane e dell’ebraismo. Oggi poi vi è una grande varietà di letture anche all’interno delle singole confessioni religiose; inoltre includiamo, nel nostro approccio, anche l’interesse letterario, artistico, filosofico e storico, e vogliamo informare sulle maggiori letture di oggi e del passato.

Secondo lei i cattolici italiani leggono e conoscono
a fondo la Bibbia?
Fino al Concilio Vaticano II solo piccoli gruppi cattolici tentavano un approccio più serio alla lettura biblica, ma per lo più ci si accontentava delle letture ascoltate e poco commentate in chiesa. (I protestanti e gli ebrei hanno invece sempre avuto una maggiore dimestichezza con la Bibbia). Il Concilio Vaticano II ha dato un grande impulso allo studio scientifico dei testi sacri, e anche uno spazio maggiore alle letture della Bibbia nella liturgia, ma, si sa, la chiesa ha tempi molto lunghi… Una peculiarità di Biblia è l’indipendenza da
ogni confessione religiosa. Che rapporto c’è
con la Chiesa cattolica istituzionale? Tra i vostri
soci ci sono biblisti cosìddetti "accademici"
che sono preti?
Il nostro rapporto con la chiesa cattolica istituzionale è buono; abbiamo soci e consulenti appartenenti al mondo ecclesiale, vescovi, suore, professori di Facoltà Teologiche. Dei nostri circa 650 soci, circa due terzi sono cattolici praticanti, e gli altri si suddividono fra protestanti, ebrei, non osservanti e agnostici.

E con i fratelli protestanti? E con gli ebrei?

Buoni. Vorrei aggiungere che del nostro Comitato scientifico, responsabile dei programmi e della scelta dei relatori dei sei convegni o seminari annuali dell’associazione, fanno parte tre esperti cattolici, tre protestanti, tre ebrei e tre laici.

Dopo il successo del convegno di Torino "Pace
e guerra nella Bibbia e nel Corano" che avete
promosso nell’ottobre 2001, come proseguono
gli scambi con l’Islam? Vi confrontate anche
sul Corano?
Già nel 1997 abbiamo organizzato un convegno internazionale a Napoli su "Bibbia e Corano", e proprio in seguito al successo e all’interesse suscitato, abbiamo proposto il convegno di Torino del 2001. È certo che intendiamo continuare anche in questo filone di studi comparati col Corano, visto che è l’espressione di una grande religione monoteista e che in esso si trovano molti perso naggi e idee presenti anche nella Bibbia, ma il nostro approccio non è di tipo "politico". Abbiamo fra i nostri numerosi relatori anche studiosi musul-mani, ma la nostra associazione non è ecumenica né interreligiosa: è culturale, e non vogliamo certo fare concorrenza ad altre importanti associazioni apposite. Biblia e la scuola: che uso ne fanno gli studenti
delle Sacre Scritture tra i banchi di un’aula?
La studiano? Ne sanno abbastanza?
Nella scuola italiana la Bibbia è pochissimo conosciuta al di fuori, e talvolta anche al di dentro dell’insegnamento della religione cattolica. La non conoscenza ha ricadute gravissime sia sulla lettura di opere come quelle di Dante o dell’Alfieri, sia sulla comprensione della grande arte che aveva tra le sue motivazioni quella di illustrare la Bibbia a chi non sapeva leggerla! Che rapporto hanno gli insegnanti con la
Bibbia?
Gli insegnanti che sono venuti ai nostri corsi residenziali (circa 350 per volta) sono stati "alunni" eccezionali: molto attenti e partecipi, ci hanno dato la sensazione di imparare a conoscere cose nuove e utili a loro stessi, e anche a ricevere un aiuto culturale per il loro insegnamento. Il nostro sforzo è quello di far conoscere la Bibbia soprattutto agli insegnanti di materie umanistiche e quindi teniamo corsi e seminari. Anche insegnanti di religione cattolica sono ben accolti. Ma i nostri corsi non sono destinati a loro, anche perché la conoscenza della Bibbia - per la quale, oltretutto, essi hanno a disposizione altre fonti -non si identifica con la conoscenza della religione cattolica, la quale comprende, oltre alla Bibbia, anche molti altri argomenti non strettamente biblici (storia della chiesa, esposizione dei dogmi, morale, liturgia ecc.).

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Secondo Apocalisse 21,
il cielo, la terra e Gerusalemme
saranno fatti nuovi:
il Tempio no.

Paolo De Benedetti,
Introduzione al giudaismo,
cit. pp. 95-96 
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