P R E S E N T A Z I O N E


DUE GRANDI SAPIENZE: BIBBIA ED ELLENISMO
San Martino al Cimino VT, 25-28 gennaio 2001
(vai al pieghevole del Seminario) 
Un nome è posto all’inizio del nostro seminario, Alessandro. Non poteva essere altrimenti. Da quando lo storico tedesco J.G.Droysen introdusse nel lessico storiografico ottocentesco il termine “ellenismo”, un dato è sempre rimasto fuori discussione: il punto di partenza. Si è invece discusso molto su quale sia il periodo in cui farlo terminare. Inizialmente infatti questa parola indicava l’epoca estesa tra la morte di Alessandro Magno (323 a.E.V.) e la caduta dell’ultimo regno ellenistico, quello di Cleopatra in Egitto , ridotto sotto il potere di Roma nel 30 a.E.V. La successiva storiografia – specie quella che ha compreso nell’ellenismo l’età della “conversione” alla nuova religione cristiana – ha ampliato i confini cronologici del periodo includendo nell’età ellenistica la cultura e la filosofia latine dei primi secoli dell’era volgare in cui sono stati ripresi e svolti temi presenti nella precedente cultura greco-ellenistica.
Si potrebbe dire che, rispetto a queste due alternative cronologiche, Biblia ha, implicitamente, optato per la seconda assumendo il termine “ellenismo” in senso tanto esteso da non poterlo comprimere in un unico seminario. Anche quando all’inizio del 2002 si darà più intensamente voce alla presenza e alla cultura di Roma, si potrà dire di trovarsi ancora sotto l’ampio ombrello dell’età ellenistica.
Tutto però prende l’avvio dal grande Alessandro. Molti sono i modi per dirlo; qui ne scegliamo uno di carattere politico-culturale-religioso (e la cosa più importante sta proprio nel convincersi dell’opportunità di questi tre trattini). A.J.Festugière in un suo classico libro di ormai mezzo secolo fa, La Révélation d’Hermès Trismégiste, riporta un frammento di Teofrasto – successore di Aristotele a capo della scuola peripatetica verso la fine del IV secolo a.E.V. – che per dimostrare l’empietà di sacrificare animali prospettava l’esistenza di una parentela universale fra tutti i viventi. Se si parla di affinità fra greco e greco, barbaro e barbaro, e più in generale fra tutti gli uomini, lo si dice in quanto appartengono alla stessa stirpe. In questo senso diciamo che tutti gli uomini sono parenti, non solo tra loro, ma anche con gli animali a cui assomigliano sia per il corpo sia per l’anima. Aristotele escludeva ogni comunanza di natura tra greci e barbari, figuriamoci se l’ammetteva fra uomini e animali; qui invece essi sono accomunati in quanto nati dagli stessi genitori: il Cielo e la Terra. Tra l’epoca del maestro e quella del discepolo è avvenuto un fatto nuovo, e tutto porta a credere che esso sia la volontà di Alessandro di unire gli uomini come fratelli perché figli dello stesso padre, il Cielo.
L’idea di considerare tutti gli uomini come un solo popolo perché nati dallo stesso dio, il Mondo o il Cielo, è un’idea di Alessandro. La religione del Mondo conveniva tanto alla Grecia conquistata quanto ai disegni del conquistatore macedone; inoltre, all’Oriente rapidamente ellenizzato, ove il greco e il barbaro dovevano unificarsi in nuove città, esso offriva un dio che tutti gli uomini possono pregare in comune perché estendeva su tutti la stessa filantropia.
Se il seminario di Biblia prende per forza le mosse da Alessandro, non va dimenticato che il suo orizzonte privilegiato resta legato all’asse biblico. Quale confronto fra Bibbia ed ellenismo? Questo tema lo si può esporre con una domanda formulata più o meno così: in che modo rapportarsi a questo universalismo politico-cosmico da parte di una tradizione come quella ebraica che, pur non ignorando l’universalità, connette anche quest’ultima alla particolarità storica del popolo di Israele? Questo interrogativo trovò in quell’epoca molte risposte teoriche e pratiche, esse vanno dalla drammatica lotta dei Maccabei alle più raffinate elaborazioni culturali del giudaismo alessandrino. È persino superfluo sottolineare l’attualità di una siffatta situazione in cui sia l’universalismo sia la tutela della diversità, tanto la multiculturalità quanto la difesa della propria identità vogliono avere voce in capitolo. Non foss’altro che per questo, le grandi sapienze della Bibbia e dell’ellenismo hanno ancora molte cose da dire a chi è in grado di ascoltarle.
Piero Stefani

Il pieghevole distribuito ai partecipanti
(con qualche variazione, rispetto al programma iniziale, riguardo alle relazioni della prima giornata)
- Recto -

- Verso -


Programma extra  I tempi del seminario non ci consentono di visitare importanti località artistiche ed archeologiche di una zona ricca di cultura, ma non facilmente visitabile. Si è pensato di offrire agli interessati la possibilità di svolgere giovedì 25 gennaio una visita guidata di un giorno intero alla straordinaria Villa Farnese di Caprarola (aperta per l’occasione) e alla bellissima cittadina di Tuscania. - Anche questo programma si è realizzato: se volete vederne qualche immagine, insieme ad alcune altre del Convegno, non avete che da  premere qui  il mouse     -

R E L AZ I O N E   S U L   SE M I N A R I O

L’albergo Balletti Park Hotel di San Martino al Cimino, piccola città medievale dominata da una splendida Abbazia, ha accolto i duecento partecipanti al seminario. La sera dell’arrivo la conversazione d’accoglienza su “Viterbo e la sua storia” tenuta dal prof. Babini, giornalista ed esperto di storia locale, ha dato modo di capire l’importanza di questa piccola città nel percorso medievale soprattutto per i legami con lo stato pontificio. Ricca di monumenti di epoca medievale, circondata da mura e inserita nella splendida cornice dei
Monti Cimini, è veramente un gioiello.
Le conversazioni sul tema del seminario sono state iniziate dal prof. Lucio Troiani dell’Università di Pavia: “Dall’impero persiano all’impero di Alessandro”. Il professore ha precisato come con l’avvento dell’ellenismo si comprende che il giudaismo mai designò un’etnia, ma un’appartenenza all’unità delle origini e tradizioni native che coincidono con le leggi di Mosè.
Il breve excursus storico esposto dalla biblista Maria Brutti “Il popolo giudaico dal ritorno da Babilonia ai Maccabei” ha messo in evidenza il susseguirsi degli avvenimenti storici avvenuti dopo la morte di Alessandro Magno, con particolare riguardo alle guerre “siriane” tra i Tolomei e i Seleucidi. Si comprende come il susseguirsi di guerre tra i vari contendenti e l’alternarsi delle dominazioni era in relazione all’importanza strategica per il territorio della Siria e della Fenicia in quanto chi voleva invadere l’Egitto doveva passare per le coste della Palestina e i porti erano vitali per i contendenti. Un altro elemento decisivo sul conflitto fu il carattere militare dei regni ellenistici che, per la loro sopravvivenza, avevano bisogno dell’appoggio degli eserciti e, quindi, anche delle guerre. La gloria della vittoria e i bottini di guerra erano elementi importanti per preservare la lealtà degli eserciti ai loro comandanti in capo. Le IV e V guerre siriache furono un susseguirsi di scontri. Alla fine della IV guerra siriaca, dopo ripetute scorrerie da parte delle truppe tolemaiche
in territorio seleucide, si giunse a un accordo di pace tra i regni tolemaico e seleucide, e quindi Tolomeo tornò in Egitto. Ma il controllo della Siria e della Fenicianon terminò con la vittoria di Tolomeo. Gli scontri continuarono (VI guerra siriaca) fino a che Antioco III conquistò la sovranità della Siria e della Fenicia. Il dominio seleucide durerà fino alla rivolta maccabaica.
Il prof. Gianluigi Prato, biblista, ha trattato il tema “Gli ebrei e l’ebraismo nell’ottica storiografica greca”. Elemento essenziale del confronto era rendersi conto di come gli ebrei erano entrati nell’ottica della storiografia greca più antica. Le testimonianze esaminate, pur condensate, sono state sufficienti a inquadrare gli altri confronti religiosi e culturali da cui emergono immagini molteplici degli ebrei in quel periodo. 
Il prof. Aldo Magris (Università di Trieste) ha tracciato invece un ampio panorama della filosofia greca come venne a contatto col mondo ebraico in epoca ellenistica (IV sec. A.C. – II sec. D.C.). Oltre a presentare le diverse scuole filosofiche, la loro ubicazione e il sistema didattico, il professore ha esposto le varie dottrine in sede di etica, fisica e logica con particolare
attenzione agli aspetti che possono interessare il biblista. In maniera rilevante sono stati trattati due temi: a) la discussione sul rapporto fra destino e libero arbitrio; b) la posizione delle scuole verso i culti religiosi del tempo e le loro concezioni sulla natura della divinità. 
Il prof. Gabriele Boccaccini, dell’Università del Michigan, ha fornito una serie di suggerimenti per la discussione sugli sviluppi del pensiero giudaico in epoca tolemaica. La complessa relazione ha suscitato numerosi interventi da parte dei partecipanti dato i tanti temi accennati. La notevole preparazione culturale dell’oratore ha permesso di inquadrare in modo comprensibile a tutti i problemi legati agli argomenti presentati.
Ha fatto seguito la conferenza del prof. Luca Mazzinghi (Facoltà Teologica dell’Italia Centrale) che ha invece trattato gli sviluppi del pensiero ebraico in epoca seleucide (Siracide, Daniele, Maccabei). L’ultima conversazione della giornata è stata tenuta dal prof. Mario Cimosa, dell’Università Pontificia Salesiana, che ha parlato della versione dei LXX e delle altre versioni greche della Bibbia. Un lungo elenco che parte dal III sec. A.C. con la leggenda
attribuita ai settanta scribi traduttori. Attraverso tutte le interpretazioni e le revisioni giudaiche delle traduzioni greche e altre varie scoperte come il Qumran si è avuto un quadro sintetico di quanto questo testo abbia subito modifiche e interpretazioni nel corso dei secoli e quanto sia ancora oggetto di studio e di dibattiti.
La prof. Francesca Calabi (Università di Ferrara) ha intrattenuto l’uditorio sulla figura di Filone (30 a.C.-40 d.C.) e sulla sua interpretazione della Bibbia, inserendo il suo discorso in un doppio piano di riferimenti: la tradizione ebraica, nella quale egli si riconosce pienamente, e la teorizzazione filosofica greca, cui egli attribuisce grande dignità intellettuale e una saggezza assimilabile a quella mosaica.
Ha chiuso il convegno il prof. Paolo De Benedetti con la relazione “Benedetto tu, o Signore, che fai rivivere i morti”. Naturalmente sia il tema, sia gli spunti dati nella breve relazione hanno fatto scaturire molti interventi su alcuni testi biblici sulla morte, alcune posizioni ebraiche sul morire ed essere morti e alcune posizioni cristiane di oggi. Ma soprattutto sull’immortalità, risurrezione e Dio dopo la Shoà.
L’ottima organizzazione del seminario ha dato l’opportunità ad alcuni spazi che hanno allegerito le fatiche dei relatori e dei partecipanti. La visita  dell’abbazia di San Martino al Cimino, le visite alla città di Viterbo, Caprarola e Villa Lante della Rovere, lo spettacolo al Teatro dell’Unione di Viterbo sono stati momenti di relax molto apprezzati. Particolarmente interessante la presentazione della “Scuola di Atene” di Raffaello (con diapositive) egregiamente illustrato dalla dott. Laura Novati, moderatrice del seminario.

Anna Maria Ghinozzi


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